Dopo lo stop decretato dalla Città metropolitana di Genova a settembre, anche il Tar boccia il progetto del biodigestore di Isola del Cantone o meglio gli atti della Regione che lo ritenevano compatibile dal punto di vista ambientale. Come è ormai noto, l’amministrazione regionale di centrodestra, soprattutto nei suoi componenti leghisti, a parole si era detta contraria al contestato progetto da 33 mila t di rifiuti (da fermentare per produrre energia elettrica ottenendo incentivi pubblici) salvo poi approvarlo, nascondendosi dietro le “questioni tecniche”. Con due distinti ricorsi al Tar Liguria, i Comuni di Isola del cantone e Arquata Scrivia si erano opposti. L’amministrazione arquatese era stata appoggiata sia dalla Provincia che dal Comune di Tortona e alla fine ha avuto ragione, così come Isola (appoggiato dai Comuni di Novi Ligure, Stazzano, Serravalle, Pozzolo), trovandosi contro, oltre alla Regione, ovviamente anche la società Energa di Genova, proponente del progetto. Il legale incaricato dalla giunta arquatese, Emiliano Bottazzi, ha vinto su tutta la linea.
Innanzitutto, secondo i legali della Energa e della Regione, Arquata, che temeva soprattutto il potenziale inquinamento dello Scrivia essendo l’impianto previsto per alcune parti a meno di dieci metri dal torrente, “non avrebbe dimostrato la sussistenza delle lesioni ambientali paventate”, tesi respinta dai giudici, anche per il possibile aumento dei camion sul territorio arquatese. I giudici hanno poi evidenziato come la normativa regionale ligure prevede che tali impianti siano costruiti vicino alle discariche dei rifiuti e non a ridosso di torrenti che, come lo Scrivia, hanno già problemi di carattere ambientale. Inoltre, secondo la sentenza, la Regione non è stata in grado di giustificare l’ok alla localizzazione dell’impianto e alle tutele proposte da Energa per lo Scrivia, considerate inesistenti. Quindi, non solo l’impianto è stato bocciato poiché interferiva con la fascia di rispetto della ferrovia, come rilevato dall’Associazione Isolese Ambientalista negli anni scorsi e rilevato dalla ex Provincia di Genova nel negare l’autorizzazione, ma anche gli atti della Regione sono stati annullati. Non solo: la Regione Liguria ed Energa devono pagare più di 3 mila euro al Comune di Arquata per le spese legali. La società ligure intende ovviamente impugnare la mancata autorizzazione da parte della Città Metropolitana e senz’altro farà appello contro la sentenza del Tar.