La città di Novi Ligure si è stretta intorno alla sua fabbrica dolciaria più antica, la Pernigotti. Nel Consiglio comunale di ieri sera centinaia di persone hanno riempito il Museo dei Campionissimi per portare la propria solidarietà agli operai che rischiano di perdere il posto a breve a causa della chiusura decisa dal gruppo Toksoz. Alle 20,15 un piccolo corteo di dipendenti è partito dallo stabilimento alla volta del museo dietro lo striscione #salviamolapernigotti, accolto dai cittadini e dal sindaco Rocchino Muliere, che ha aperto la seduta definendo la grande partecipazione al Consiglio: “la prima risposta decisa alla proprietà della Pernigotti. Faremo di tutto per proseguire la produzione di cioccolato e degli altri prodotti a Novi. La famiglia Toksok faccia uscire i bilanci per capire debiti e crediti della società”. Poi l’appello rivolto ai novesi affinché “passino a salutare gli operai della Pernigotti in assemblea permanente” e l’annuncio di “una manifestazione di tutta la città a sostegno di questa battaglia”.

Il Consiglio comunale sulla Pernigotti

Muliere ha quindi ricevuto dagli operai il tricolore italiano con le firme di tutti i dipendenti. Secondo Marco Malapassi della Cgil, intervenuto a nome delle tre organizzazioni sindacali confederali, l’obiettivo dei turchi, con la produzione in altri siti, è “tenersi il marchio Pernigotti per produrre prodotti di bassa qualità. Giovedì a Roma, al tavolo del Mise, punteremo a ottenere una cassa integrazione più lunga per riuscire a trovare un acquirente della fabbrica e del marchio”. Da Stefano Mantegazza, segretario nazionale del sindacato Uila Uil, un appello ai dipendenti a essere tutti a Roma giovedì, sotto la sede del Mise. Tanti gli interventi dei parlamentari e consiglieri regionali, del presidente della Provincia Gianfranco Baldi e delle associazioni novesi. Presenti molti sindaci del territorio. Alla fine, il Consiglio ha approvato un documento che impegna la giunta a evitare la chiusura della Pernigotti nonché la terziarizzazione e delocalizzazione della produzione e a coinvolgere i cittadini nella difesa della fabbrica. Alla seduta erano presenti anche i dipendenti della Iperdì, da mesi senza stipendio