Riceviamo e pubblichiamo:
Sono la mamma di una ragazzino che frequenta la prima superiore nell’Istituto finito sotto i riflettori per l’originalità di una professoressa di educazione fisica. Questa insegnante ha creato un gruppo WhatsApp con gli studenti per verificare i compiti assegnati durante le vacanze.
I professori di altre materie (italiano, matematica, inglese, ecc) possono verificare i compiti in quanto scritto su un quaderno. L’insegnante di educazione fisica poteva assegnare dei test scritti, invece ha pensato che l’attività fisica fosse più utile. Ha pensato che una bella corsa all’aria aperta avrebbe fatto bene anche alla salute dei ragazzi e su questo molti genitori sono d’accordo.
Per verificare che svolgessero il compito ha chiesto ai ragazzi il numero di telefono e ha creato un gruppo WhatsApp. Attraverso questo gruppo gli studenti mandavano i video mentre svolgevano l’attività fisica: chi correva, chi faceva esercizi, ecc.
Ha chiesto il loro numero di telefono in quanto nessun professore è in possesso dei numeri telefonici degli studenti, neanche la scuola ne è in possesso: la direzione scolastica possiede i numeri dei genitori e basta, non degli studenti. Dal momento in cui la professoressa ha richiesto tali numeri se qualcuno non fosse stato d’accordo poteva rifiutarsi. Se uno studente ha esaudito la richiesta della professoressa ma il genitore non fosse stato d’accordo, tale genitore poteva far rimuovere il proprio figlio dal gruppo.
Quindi il problema qual è?
A mio parere il problema è sorto nel momento in cui qualcuno si è trovato a casa con un figlio pigro e capriccioso che si rifiutava di svolgere una corsa all’aria aperta oppure qualche addominale in casa. Se il compito non fosse stato svolto sarebbe stato assegnato un voto negativo. Anche le altre materie assegnano note disciplinari o voti negativi per i compiti non svolti. In questo caso però si poteva evitare il voto insufficiente: denunciando la professoressa.
La legge dice che i professori non possono avere contatti con gli studenti tramite social network o smartphone: io ritengo che in questo caso non si sia violata una legge. I contatti sono avvenuti esclusivamente nel gruppo, dove tutti vedono cosa gli altri scrivono: è come essere in aula. La professoressa non ha mai contattato privatamente nessuno di loro.
La legge dice che è possibile solo a fini didattici? Questi per me erano fini didattici: la professoressa non ha mai chiesto loro cose personali ma la discussione nel gruppo si svolgeva unicamente sui vai esercizi che ognuno di loro svolgeva, si parlava solo di ginnastica e corsa.
Era necessario un consenso scritto dei genitori? Non l’ha chiesto, ma dal momento in cui ha chiesto i numeri, le sono stati dati e nessuno per tutto questo tempo ha abbandonato il gruppo, ritengo che il consenso alla fine c’era.
Rendiamoci conto che chi ha fatto la denuncia contro la professoressa sta rovinando due vite: sta rovinando la carriera di un’ottima, anzi eccellente insegnate, e sta rovinando la vita del proprio figlio. Si, perché con questo sistema non insegna al proprio figlio a prendersi le proprie responsabilità, non insegna al proprio figlio ad eseguire i propri doveri. Non hai voglia di andare a correre? Non importa, denunciamo la professoressa, problema risolto.
Questa professoressa ha trovato un modo originale per unire l’utile al dilettevole: i nostri figli passano gran parte del loro tempo attaccati agli smartphone, lei li ha mandati a correre all’aria aperta con il cellulare.
E’ un’insegnante molto severa, ma insegna ai ragazzi cosa siano l’ordine e la disciplina, cose di cui hanno molto bisogno.
Negli ultimi tempi a Tortona sono successi fatti vergognosi con protagonisti quattordicenni: ragazzini che hanno rapinato una tabaccheria mandando in ospedale la titolare, ragazzini che si picchiano a scuola finendo in ospedale con prognosi di 40 giorni, un ragazzino frequentante una scuola cittadina che si è suicidato.. senza contare atti di bullismo messi in atto da piccoli teppistelli.
E voi genitori vi accanite su una professoressa solo perché li manda fuori a fare una corsa?
Ricordatevi una cosa: i nostri figli non hanno sempre ragione, a loro non è tutto dovuto. Se volete crescere dei ragazzi che un domani sappiano stare al mondo piantatela di dir loro sempre si, sgridateli quando serve, obbligateli a svolgere i loro compiti perché è un loro dovere, spiegate loro che nella vita ci sono diritti e doveri e per avere dei diritti bisogna prima aver compiuto i propri doveri, smettetela di spianare la strada davanti a loro: aiutateli ma fin dove è necessario, per il resto devono imparare a cavarsela da soli. Arriverà un giorno che non ci saranno più la mammina e il papino a risolvere i loro problemi: se avrete insegnato loro qualcosa sapranno camminare da soli, altrimenti per loro sarà la fine.
Lettera firmata