L’uomo accusato dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Reggio Calabria di aver riciclato la bellezza di 500 miliardi di euro per conto della cosche della ndrangheta, della mafia e della camorra aveva contatti con coloro che erano considerati i referenti della mafia calabrese nel Novese e li ha anche incontrati a Serravalle Scrivia. Si tratta dell’imprenditore di Palmi, in Calabria, Roberto Recordare: secondo l’informativa della Dda calabrese riferita agli atti del processo Eyphemos, era incaricato di gestire e trasferire in paesi extraeuropei capitali riciclati si presume da traffico di armi e stupefacenti, oppure da estorsioni, usura e non solo. Recordare, indagato per aver riciclato questi soldi per conto delle mafie, secondo l’indagine “Trent’anni di filosofia” delle questure di Genova, Savona e Reggio Calabria, risalente al 2013, aveva preso contatti con Orlando Sofio, considerato dagli investigatori uomo del boss Carmelo Gullace e referente per il Nord Ovest delle cosche Raso-Gullace-Albanese e Gagliostro-Parrello insieme a Marianna Grutteria. L’incontro sarebbe avvenuto nella sede della Euroservizi, azienda di pulizie intestata fittiziamente alla Grutteria, che per gli inquirenti era la telefonista delle cosche.
La Euroservizi in realtà in mano allo stesso Sofio. La Procura di Palmi ha impugnato la sentenza del tribunale di Palmi che ha condannato Sofio e Grutteria, arrestati nel 2016 nell’ambito dell’operazione Alchemia, per associazione a delinquere ma non per associazione mafiosa. Secondo i magistrati, le intercettazioni telefoniche e ambientali dimostrano eccome l’appartenenza alle cosche: Sofio teneva i contatti con Carmelo Gullace, boss della cosca Raso-Gullace-Albanese, a Novi Ligure e Tortona ed era “l’accompagnatore ufficiale di Gullace in tutte le riunioni di ndrangheta sia a Roma che in Calabria”. I magistrati ricordano inoltre che Sofio si serviva della Grutteria per mantenere i rapporti anche con il capo del clan palmese alleato alla cosca Raso-Gullace-Albanese, Candeloro Gagliostro. La Euroservizi aveva ottenuto un appalto del Terzo valico, poi revocato dopo gli arresti del 2016. Gli appalti arrivavano grazie ai rapporti tenuti da Sofio con esponenti politici novesi e tortonesi, tra cui l’ex senatore Gianfranco Chessa, nel frattempo scomparso, che ricevette Sofio a casa sua, sempre secondo gli investigatori. Sofio era inoltre “l’armiere della cosca Raso-Gullace-Albanese” e metteva a disposizione di altri componenti della cosca le munizioni per le armi da fuoco.