Ancora una volta migliaia di api morte in Val Lemme. L’episodio è avvenuto l’altro giorno nelle campagne fra Gavi, Francavilla Bisio, San Cristoforo e Basaluzzo. Già la produzione di miele negli ultimi anni è stata di molto ridotta e l’uccisione degli insetti da parte dei veleni sparsi in agricoltura continua a dare colpi pesanti all’ambiente e all’attività degli apicoltori. Senz’altro, infatti, la moria è dovuta all’intervento dell’uomo ma non ci sono certezze ufficiali sul “colpevole”, almeno finora, per quest’ultimo episodio. Stamattina i veterinari dell’Asl saranno in valle per prendere dei campioni di insetti e comprendere così le cause della morte di questi insetti che sono una sorta di termometro della qualità dell’ambiente.
“Avevo portato le arnie – racconta l’apicoltore Domenico Ferrando – a Gavi, vicino al Lemme, in località Vallegge, non lontano dalle vigne. Le api sono morte a migliaia, una moria davvero massiccia. Gli insetti, a differenza delle altre volte, sono morti dentro le arnie. Invece, nessuna conseguenza per le arnie che avevo portato a San Cristoforo, anche in quel caso vicino ai vigneti”. Francesco Panella, già presidente dell’Unione Nazionale Associazione Apicoltori Italiani, non ha dubbi sulle cause: “Anche questa ennesima strage di api è causata dai trattamenti praticati nelle vigne del Gavi per combattere la flavescenza dorata. Viene utilizzato un pesticida che contiene come principio attivo il thiametoxam, un neonicotinoide per il quale la commissione europea ha chiesto la messa al bando. A breve la commissione stessa incontrerà gli stati membri dell’Unione europea per trattare la questione e arrivare a una decisione definitiva ma, intanto, si continua a utilizzare questo prodotto nei vigneti, invece del piretro”. Il problema, ricorda ancora Panella, è che la moria delle api è solo la punta dell’iceberg: “Oltre alle api la diffusione di questi veleni fa morire tutto oltre a creare gravi problemi alla salute delle persone. Ribadisco che porterò via i miei alveari dalla Val Lemme”.
Il Consorzio tutela del Gavi, con l’agrotecnico Davide Ferrarese, respinge le accuse: “Innanzitutto, si devono attendere gli esiti delle analisi da parte dell’Asl. Ricordo che l’anno scorso, in presenza di una moria di api, non è stato dimostrato che la causa siano stati i trattamenti contro la flavescenza da parte dei produttori del Gavi. Uno degli episodi contestati riguarda infatti Basaluzzo, che è fuori dal comprensorio del Gavi docg. Il dialogo tra viticoltori e apicoltori continua come sempre, scambiando informazioni sul periodo dei trattamenti in vigna proprio per evitare episodi del genere e la collaborazione con Aspromiele (l’associazione dei produttori di miele, ndr) non si è mai interrotta”. I trattamenti contro la flavescenza sono obbligatori per legge, ricordano ancora dal consorzio, e i controlli sulla corretta diffusione spettano alla Regione. Il consorzio si occupa solo della comunicazione delle date ai viticoltori.