Il rifacimento della piazza della chiesa a Serravalle Scrivia ha suscitato non pochi mugugni in paese e il gruppo consiliare Serravalle Futura fa sue le rimostranze per un intervento che ha riguardato anche via Tripoli: “Un liscio pavimento di lastre grigie, inusuali per le nostre vecchie strade. Il risultato è molto ordinato e al momento pulito (ma quanto durerà? già si trovano le prime gomme da masticare tutte annerite) , ma poco adatto al contesto circostante”. I consigliere Anna Massone e Walter Zerbo ricordano che “le adiacenti piazze dei Bianchi, piazza Mons. Guerra , piazza Pallavicini hanno pavimentazioni diverse, con il porfido o con mattoni autobloccanti, che contrastano abbastanza con le nuove lastre grigie. Crediamo che se si vuole “valorizzare” e “qualificare” il centro storico si dovrebbe scegliere di recuperare anche i materiali e le tipologie di sistemazione tipici dei luoghi: ci chiediamo perché non è stato scelto un materiale più tradizionale dei nostri centri storici invece di realizzare una sistemazione simile a quella di un centro commerciale; ci chiediamo se è stata fatta una ricerca su eventuali vecchie pavimentazioni, con documenti o foto o simili”.
Secondo i consiglieri di opposizione, “è probabilmente una soluzione tecnicamente più comoda per la durata e la manutenzione dei materiali o per la facilità di pulizia ma la scelta dimostra mancanza di attenzione verso quello che è un centro storico che anche se non monumentale è comunque un contenitore della storia del paese, della nostra storia di cittadini. Un intervento come quello realizzato non è un recupero, ma semplice “arredo urbano”: interventi che dimenticano le caratteristiche di un quartiere o di un paese per realizzare spazi senza identità specifica, “non luoghi”, proprio come certi centri cittadini in cui le abitazioni e le persone del luogo lasciano il posto a negozi, alberghi, uffici ….., o come i centri commerciali ormai uguali in tutto il mondo, in cui è tutto ordinato pulito, asettico e dove anche gli alberi e le panchine hanno un aspetto artificiale”. Massone e Zerbo concludono: “A noi che viviamo da sempre in questi posti “normali” piacerebbe avere un centro storico recuperato e migliorato in modo da conservare la propria identità, pur se aggiornata e migliorata, con le destinazioni e gli usi per cui è nato. Tutto questo è un primo tangibile esempio del progetto di recupero del centro storico che si vorrebbe realizzare con la demolizioni per l’ampliamento di via Roma: un pezzo di paese tutto nuovo ma artificiale e finto”.