dal sito https://www.recyclind.it/

Parte la battaglia per fermare l’insediamento della Refuel a Silvano d’Orba. L’ok all’autorizzazione annunciato dalla Provincia il 15 settembre, a fronte della contrarietà del territorio, ha spinto l’Associazione per la tutela della Valle del Piota e molti altri abitanti della zona a ricorrere al Tribunale amministrativo regionale (Tar) contro il provvedimento che permetterà all’azienda del gruppo Benfante di installare l’impianto di trattamento rifiuti nei capannoni della ex Sapsa Bedding, contestato dai Comuni della zona (Lerma, Ovada e Tagliolo) dalle Aree protette dell’Appennino Piemontese, da associazioni e cittadini. A oggi sono circa 70 gli abitanti pronti a impegnarsi per tutelare la loro qualità della vita. Ileana Boccaccio, presidente dell’Associazione per la tutela della Valle del Piota, ha scritto una lettera alle aziende del territorio per chiedere sostegno e adesione al ricorso: “L’insediamento comporterà problemi d’inquinamento ambientale significativi e un peggioramento complessivo della qualità di vita degli abitanti della zona. Nelle osservazioni da noi presentate alla Provincia abbiamo evidenziato come tale insediamento contrasti con la normativa comunitaria, nazionale e regionale, che prevede che le attività di lavorazione dei rifiuti non possano collocarsi in zone dove esistano aziende agricole, specie se biologiche o dedite alla coltivazione di prodotti di pregio, quali uve DOC o DOCG , né in zone turistiche e debbano poi rispettare una distanza minima di sicurezza dai luoghi dove vivono e lavorano altre persone.

L’ex Sapsa Bedding

E’ stato anche chiarito – prosegue Boccaccio -, sia nelle nostre osservazioni che in quella presentate dai Comuni di Tagliolo, Lerma e Ovada, come le modalità con cui Refuel intende gestire la sua attività, lasciando in deposito i rifiuti anche per lunghi periodi (fino a tre mesi) prima di vagliarli e selezionarli, e con dispositivi di filtrazione e antirumore inadeguati, nonché senza prevedere uno smaltimento corretto delle acque meteoriche e di lavorazione, nonché il traffico di automezzi pesanti in entrata e in uscita dallo stabilimento, provocheranno notevoli problemi d’inquinamento dell’aria e da rumore, oltreché emissioni odorigene ben superiori alle soglie fissate dalla legge”. Secondo l’associazione, “l’appoggio ad iniziative industriali, quali quella che Refuel si propone di attuare, denunciano una grave miopia da parte degli amministratori locali, che da un lato propagandano le bellezze dell’Alto Monferrato e lo propongono come meta turistica e dall’altro non si curano di programmare secondo linee guida condivise e ragionevoli il settore delle attività che attengono alla lavorazione dei rifiuti, la cui esistenza certamente non depone a favore del paesaggio e delle attrattive delle colline ovadesi. Chiediamo a tutti voi di attivarsi per raccogliere quante più adesioni e supporti sia possibile affinché la nostra associazione possa avere un peso nel territorio e la forza di affrontare gli ostacoli che senza dubbio troveremo sul percorso”. Un’altra associazione, il Carp (Coordinamento Ambientalista Rifiuti del Piemonte) di Novara si è opposta alla Refuel.

Palazzo Ghilini, sede della Provincia

Il presidente, Fabio Tomei, segnala quelle che definisce “anomalie” nella procedura autorizzativa condotta dalla Provincia: “Innanzitutto, sono stato escluso come uditore dalla precedente conferenza dei servizi del 26 maggio in base a motivi pretestuosi e irrilevanti. Invece, sono stato ammesso all’ultimo momento come uditore alla conferenza del 15 settembre ma soltanto dopo essermi rivolto ripetutamente al Presidente della Provincia. Anche in quest’ultima conferenza dei servizi non ho attenuto alcuna risposta alle osservazioni già da me presentate alla Provincia di il 4 maggio, tra le quali la richiesta di garanzie contro il rischio sanitario prodotto dalle sostanze putrescibili, presenti nei rifiuti plastici, il rispetto della distanza dell’impianto dagli abitati, la presentazione, da parte della Refuel, del Pee (Piano di Emergenza Esterna) per la sicurezza contro il rischio di esplosioni e incendi anche oltre la recinzione dell’impianto. Infine, la richiesta del modello matematico di ricaduta delle polveri”.