Come i 60 milioni di euro del Patto del territorio, anche l’eliminazione del cosiddetto Shunt del Terzo valico è appesa a un filo. La deviazione della linea ad alta capacità verso Alessandria, nelle campagne tra Novi Ligure e Pozzolo Formigaro, secondo quanto richiesto dall’amministrazione novese e dalla Regione, dovrebbe essere eliminata. Al suo posto, i treni merci del Valico passerebbero dentro Novi, utilizzando la linea storica che scorre in mezzo alle case, con l’obiettivo di riutilizzare lo scalo merci di San Bovo, ipotesi che ha già sollevato forti malumori in città per tutte le conseguenze che comporterebbe quanto meno in termini di rumore. L’ultimo atto a favore dell’eliminazione dello Shunt risale a gennaio, quasi un anno fa, con il parere favorevole della Regione, costellato di tanti dubbi, come sempre è avvenuto quando c’è stato da approvare il Terzo valico.

La stazione di Novi Ligure: i treni merci del Terzo valico passerebbero qui

Dubbi che riguardano la prevista interconnessione tra la nuova linea e quella storica, già sollevati da Gestione Acqua nella primavera del 2016: con questo intervento, scriveva il gestore della rete idrica, “un terzo dell’acqua che alimenta l’acquedotto di Novi e Pozzolo arriva dalla collina a sinistra della Scrivia, acqua di ottima qualità e non soggetta a intorbidimento. C’è il rischio di un’interferenza con le acque sotterranee”. La Regione, a gennaio, faceva sue queste criticità, sottolineando come gli studi svolti fino ad allora sul problema (si presume da parte del Cociv) non fossero stati in grado di “simulare il sistema idrogeologico in questione”, cioè di stabilire quale sia la situazione attuale delle falde. Non solo: dalle carte “gli scenari d’impatto sulla falda presentati, in termini quantitativi, risultano ipotesi da assoggettare a verifica sia ante che in corso d’opera”. Nessuna certezza su che fine farà l’acqua che bevono i novesi e i pozzolesi. Le verifiche, per la Regione, andranno fatte prima dell’avvio dei lavori ma anche in corso e al termine, quindi l’intervento potrà partire e pure concludersi e per l’acqua si vedr, secondo la Regione.

Gentiloni lunedì scorso a Volpedo

Ora toccherebbe al governo l’ultima parola ma non si sa se il Cipe (il comitato che riunisce i ministri economici e delle infrastrutture), al quale tocca approvare, o meno, l’atto in questione si sia preso così tanto tempo per questi motivi. Fatto sta che nella lettera che i sindaci hanno consegnato lunedì scorso a Volpedo al premier Paolo Gentiloni, oltre che dei 60 milioni che dovrebbero creare un imprecisato sviluppo in cambio dei disagi sul territorio, si chiede un approvazione prima delle elezioni. Il voto infatti è previsto a marzo e il timore dei sindaci è che dopo Natale il Cipe non si riunisca più facendo saltare sia le “compensazioni” sia la modifica al tracciato. Tutto ciò mentre i lavori, seppure a rilento, vanno avanti nonostante la situazione indefinita sullo Shunt. La scorsa primavera il Comitato novese contrario al passaggio del Terzo Valico in città aveva segnalato come la realizzazione del cantiere Cop 6 “Pernigotti”, a Novi Ligure, in località Barbellotta, fosse proseguita nonostante la questione Shunt fosse per l’appunto ancora aperta. “Questo cantiere è legato proprio alla realizzazione della tratta del Terzo valico messa in discussione, di cui è stata chiesta la cancellazione”, sostenevano dal comitato. “Non è così – spiegano da Rfi -. Il cantiere è necessario anche con l’eliminazione dello Shunt”.

Intanto, domani, lunedì, alle 11 è in programma una visita dei presidenti delle Regioni Piemonte e Liguria al cantiere di Radimero, ad Arquata Scrivia. Sergio Chiamparino (Pd) e Giovanni Toti (Centrodestra) saranno accompagnati dal Commissario straordinario per il Terzo Valico, Iolanda Romano, e dall’Amministratore Delegato di Rfi, Maurizio Gentile. Prevista una visita dentro la galleria di Valico e bordo della talpa meccanica e una successiva conferenza stampa.