La chiesa di San Giacomo Maggiore di Gavi non è frutto della cultura genovese ma è stata al centro di influssi lombardi, liguri e francesi nella sua costruzione. E’ questo il tema del libro “San Giacomo Maggiore”, dedicato alla parrocchiale di Gavi, e scritto da Valentina Filemio, gaviese doc, responsabile della segreteria amministrative della curia di Alessandria, esperta di arte romanica, che ha tratto il libro dalla sua tesi di laurea. L’opera, pubblicata dalla casa editrice alessandrina Edizioni dell’Orso, sarà presentata domani, sabato 13 ottobre, alle 17, nella sede del Consorzio tutela del Gavi, in Corte Zerbo, a Gavi. “Nell’ambito del Romanico Piemontese – racconta l’autrice – , la pubblicazione sulla chiesa di San Giacomo Maggiore di Gavi, di cui rimane intatta la splendida facciata medioevale, è il primo testo in cui confluiscono aspetti storici che inquadrano il contesto socio-economico in cui nasce l’edificio, devozionali in riferimento al culto dell’Apostolo che ci portano fino a Santiago di Compostela, architettonici e artistici che illustrano la chiesa medievale e barocca attraverso la storia della costruzione e l’andamento del cantiere, insieme alla lettura materica e metrica dell’elevato nelle caratteristiche delle murature e dei rapporti proporzionali fra le parti, l’apparato scultoreo, i restauri, la definizione delle maestranze che rimandano ad ambiti vari differenti, che qui si incontrano e si sovrappongono.

Valentina Filemio

L’inquadramento del substrato culturale – continua Valentina Filemio – che caratterizza la storia della chiesa di San Giacomo, al centro di influssi lombardi, liguri e francesi, confuta l’idea che l’edificio sia frutto esclusivamente di una cultura genovese, legata alla dominazione politica del territorio da parte della Superba”. Andrea Scotto, novese da sempre attento alla storia e alla cultura gaviesi, commenta: “Non si tratta di un libro qualsiasi, per tre motivi. Il primo, perché Valentina Filemio, autentica esperta di quell’arte romanica che caratterizza appieno l’attuale aspetto della chiesa di San Giacomo, ha saputo cogliere appieno caratteristiche e particolarità dell’apparato architettonico e scultoreo di questo gioiello dell’arte romanica, ad esempio trovando le molteplici influenze culturali vicine e lontane, comprese quelle della Borgogna medievale, a cui fecero riferimento gli anonimi autori dei capitelli. Il secondo, perché dedicato alla chiesa di San Giacomo che, di fatto, costituisce la principale attrazione monumentale dell’intera Gavi, non solo per il suo valore intrinseco (storico e artistico) di edificio romanico che in gran parte mostra ancora il suo aspetto originale, ma anche per la facile accessibilità (come collocazione e come orari di apertura) che garantisce a tutti, credenti e non credenti, di poterla ammirare come merita.

L’ingresso della chiesa di San Giacomo

Il terzo – conclude Scotto -, perché San Giacomo presenta tuttora l’aspetto che nel Medioevo l’intero borgo di Gavi offriva agli occhi del visitatore che, mercante, pellegrino o altro che fosse, vi giungeva arrivando dalla pianura o dal valico della Bocchetta; un aspetto che, in qualche caso, riaffiora da sotto le facciate dipinte di epoca più recente, e che dà il senso dell’importanza di Gavi, costruita in pietra squadrata in blocchi grandi, legati da poca malta: una tecnica economicamente dispendiosa ma di grande impatto visivo, quasi che Genova, dominatrice di Gavi, volesse dare ad amici e nemici un segno visibile della propria opulenza”. Al termine della presentazione in programma una visita guidata nella chiesa. Il libro fa parte della collana di storia dell’arte locale della provincia di Alessandria della Edizioni dell’Orso ed è in vendita nelle edicole e in alcuni negozi di Gavi a 12 euro.