Nei piccoli Comuni sono a rischio oltre mille uffici postali”. La denuncia arriva dai sindacati dei lavoratori di Poste italiane, rappresentanti da Bruno Bartone (Cisl), Nunzia Mastrapasqua (Cgil) ed Evaristo Perrini (Uil), ascoltati ieri mattina, 27 febbraio, in Consiglio regionale a Torino. “In Piemonte un’ulteriore privatizzazione di Poste italiane – hanno detto – metterebbe a rischio oltre 1.000 uffici postali a bassa redditività. Un problema non solo occupazionale per oltre 3mila impiegati, ma anche di tenuta sociale, per la possibile chiusura di molti uffici postali minori, in piccoli comuni, specie di zone periferiche e montane. Chiediamo quindi al Consiglio regionale un’azione di sensibilizzazione affinché il Governo riesamini la sua scelta”.
Il riferimento è all’intenzione annunciata dal governo Meloni di collocare sul mercato una nuova tranche di azioni, oggi nelle mani del Ministero dell’Economia e delle Finanze e di Cassa depositi e prestiti. Operazione che dovrebbe realizzarsi entro marzo. I sindacalisti hanno sottolineato che, con l’eventuale perdita del controllo pubblico di Poste, verrebbe meno l’universalità del servizio.
“Comprendiamo le vostre preoccupazioni – ha affermato Stefano Allasia, presidente del Consiglio in quota Lega – questa amministrazione regionale ha cercato di impegnarsi a supporto di chi abita in montagna per garantire i principali servizi ai cittadini, compresi gli anziani, per evitare che i territori periferici si spopolino.  Come Ufficio di presidenza ci impegniamo a sottoporre la questione all’intero Consiglio.

Sean Sacco

L’obiettivo è formulare un ordine del giorno al Governo regionale affinché si impegni a convocare l’azienda e, quando sarà disponibile il piano industriale, a valutare di mettere a disposizione risorse per garantire comunque la continuità e capillarità del servizio”. Sean Sacco e Ivano Martinetti, consiglieri regionali 5 stelle, dicono: “La Regione Piemonte faccia sentire la propria voce per fermare la privatizzazione di Poste Italiane. Il Governo Meloni intende infatti vendere il 35% del pacchetto azionario, determinando così il passaggio di proprietà dal pubblico al privato. Abbiamo garantito il nostro impegno alla delegazione sindacale a portare il caso in aula attraverso un atto d’indirizzo rivolto alla Giunta Cirio e al Governo. Il conto di questa operazione potrebbero pagarlo soprattutto i piccoli comuni del Piemonte, nelle nostre vallate e zone collinari. Qui gli sportelli rischiano la chiusura, finendo nel mirino dei piani di razionalizzazione attuati dal soggetto privato. L’ennesimo attacco alla montagna, ai piccoli comuni ed a chi li vive ogni giorno. I nostri territori già stanno subendo la privazione di servizi essenziali (sportelli bancari, servizi sanitari, trasporto pubblico locale) ed ora si aggiungerebbe anche la riduzione dei presidi postali”.