Non si lavora da tempo lungo il cantiere stradale del Terzo valico a Carrosio, almeno da quando, nei mesi scorsi, due esposti di Legambiente avevano evidenziato i metodi poco “ortodossi” con cui lavoravano gli operai dell’impresa incaricata dal Cociv di realizzare il muro di contenimento del versante. Un cantiere, quello lungo la strada provinciale 160, ripreso dalle telecamere delle Iene e diventato ormai un simbolo di come viene gestito il problema amianto nella realizzazione della Grande opera, con molta confusione e tante indecisioni, mentre ogni giorno da quelle parti passano centinaia di automezzi e di persone. “Il cantiere – spiega Mario Bavastro (Legambiente Vallemme) appare abbandonato – mentre l’altro cantiere stradale rimasto bloccato sempre per l’amianto, a Voltaggio, è quasi terminato”.
La questione della fibra killer in Vallemme è tornata d’attualità nelle settimane scorse dopo le dichiarazioni shock dell’ex dirigente del Cociv Ettore Pagani, intercettato dalle forze dell’ordine durante le indagini che a ottobre avevano portato a decine di arresti nel Cociv e non solo, fra cui lo steso Pagani. “Tanto la malattia arriva fra trent’anni”, aveva detto il dirigente conversando con un collega a proposito del pericolo per i lavoratori dovuto appunto all’amianto.
Pochi giorni prima, nell’ultima seduta del Consiglio comunale di Voltaggio, rispondendo alle domande della minoranza a proposito della situazione della ex cava Cementir, il sindaco Michele Bisio aveva sostenuto che “il problema dell’amianto nel Terzo valico non esiste. Il tema non si pone”.
Rispetto alle due dichiarazioni, Legambiente parla di “gravissima superficialità e estrema inadeguatezza con cui le autorità competenti stanno gestendo la realizzazione del Terzo Valico dei Giovi e il correlato rischio amianto. Il problema esiste eccome: l’Arpa e il Polo amianto, nel 2016, con i lavori fermi, avevano rilevato lungo i due cantieri stradali della strada 160, presenza di amianto sia a Carrosio che a Voltaggio, nel primo caso oltre i limiti di legge (161 mg/kg quando il limite è 100 mg/kg) nelle rocce e 1,1 fibre per litro, superiore al limite di una fibra per litro”. Dati che Legambiente ha ottenuto di recente e che nessun sindaco ha diffuso a tempo debito tra la popolazione.
“Riteniamo – spiegano dall’associazione vallemmina – tutti i soggetti pubblici, in particolare i sindaci, e i soggetti privati che sostengono il Terzo Valico, responsabili del rischio a cui sottopongono la salute dei cittadini e dei lavoratori al solo fine di realizzare una costosissima infrastruttura inutile, per la quale non è mai stata provata l’utilità pubblica, non è mai stata presentata una seria analisi costi-benefici, non è mai stata indetta una gara d’appalto”.