Un piano di abbattimento dei cinghiali anche per il Parco dell’alta Val Borbera. L’annuncio è arrivato durante una delle ultime sedute del Consiglio delle Aree protette dell’Appennino Piemontese. L’ente di Bosio, gestore del parco valborberino, punta a redigere un piano di controllo della specie per tutte le aree protette, a cominciare dal Parco Capanne di Marcarolo. Il piano di abbattimento per quest’ultima area, approvato nel 2015 e valido per cinque anni, è in scadenza e il Consiglio prossimamente sarà chiamato a decidere se prorogare per tre anni il piano vigente oppure approvarne uno ex novo con quote più elevate. In questi cinque anni erano stati programmati al massimo cento capi all’anno da abbattere, in totale cinquecento animali, cifra che, come ha spiegato il direttore Andrea De Giovanni, “non è stata raggiunta. Si deve quindi valutare se cento capi all’anno sia ancora una quota da mantenere o meno.
Il piano comunque ha funzionato”. il presidente dell’Appennino Piemontese, Danilo Repetto, ha però evidenziato che “a Capanne di Marcarolo i proprietari dei pascoli lamentano danni notevoli. Alcuni prati sono letteralmente arati”. Il Consigliere Marco Moro, rappresentante delle associazioni agricole, si è chiesto se “i contadini siano soddisfatti dei risultati di questo piano”. De Giovanni ha quindi spiegato che “negli ultimi anni il numero di esemplari è diminuito dentro il Parco Capanne, anche grazie alla presenza del lupo. Come ente teniamo sotto controllo in particolare l’area di Capanne di Marcarolo e la zona del monte Colma, verso l’Ovadese. Ora è in fase di redazione un piano di abbattimento anche per il Parco dell’alta Val Borbera, che dovrà seguire il tradizionale iter in Regione e all’Ispra. Anche in questo caso si deve capire in quali zone intervenire”. L’istituzione del Parco a Carrega e Mongiardino è stata voluta anche per controllare gli ungulati visto che i piani messi in atto dall’Atc non hanno mai funzionato realmente