Viaggio nel sud dell’Etiopia: capanne, piantagioni e tanti nuovi amici!

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Sabato 3 novembre preparo gli zaini e lascio Addis Abeba: dopo 10 giorni nella capitale è ora di mettersi in viaggio! Il mio compagno è Br. Abraham, un salesiano della comunità di Dilla, nel sud del paese. Partiamo alle 6 del mattino con un bus e dopo tre ore raggiungiamo Zway, dove c’è un’altra enorme opera di Don Bosco. Incontriamo tanti bambini, pranziamo ed eccoci di nuovo “on the road”, questa volta con un minibus. Sono seduto davanti e osservo a bocca aperta il paesaggio meraviglioso: ampi pascoli con tanti animali, zone di savana semi-arida e alte montagne in lontananza. Arriviamo ad Hawassa giusto in tempo per il tramonto sul grande lago che circonda questa città, sede di un’importante università. Siamo ospiti dei salesiani locali e, dopo un’ottima cena, gioco a domino con Don Giuseppe, un missionario italiano che da decenni si trova in Etiopia. Il mattino successivo andiamo nella cattedrale: una serie infinita di canzoni cantate da un fantastico coro di giovani rendono la messa di due ore una vera festa! Con un altro minibus nel pomeriggio io e Abraham arriviamo alla meta: Dilla.

Poso il bagaglio e vado subito a giocare all’oratorio, dove partecipo a una bella partita a calcio. Uno dei bambini, Aftamu, mi prende per mano e non mi molla più. Ha 10 anni, si fa chiamare Pogba e il suo sogno è di diventare un calciatore. Ai piedi due ciabatte rotte e spaiate, ma la grinta non gli manca. Alle 18 viene buio e si scatena un forte temporale, quindi mi rifugio in camera. Dopo cena vado a dormire presto: il fine settimana è volato ed è stato bellissimo viaggiare con i mezzi pubblici, proprio come piace a me! Il lunedì mattina comincio la visita della complessa opera Don Bosco di Dilla: asilo, elementari, medie, superiori, scuola tecnica. Il mio compito è di raccogliere informazioni sui vari impianti solari installati con il finanziamento dall’Austria.

La collaborazione è ottima e ottengo tutti i dati richiesti. Martedì si rivela uno dei giorni più avventurosi dell’esperienza etiope: alle 10 parto con Muluken, Bikar e Sara, responsabili del programma solare, per visitare alcune “outstations”, cioè piccole “filiali di campagna” dell’opera di Dilla. A Wallame i salesiani, oltre a una scuola, gestiscono 10 ettari di terreno, coltivando frutta e verdura, e allevando mucche e maiali. Il sistema d’irrigazione funziona con una pompa ad acqua alimentata da energia solare. Il cibo prodotto viene utilizzato per le varie mense scolastiche. Più tardi visitiamo anche Tabade, una località di montagna, sui 2300 metri d’altitudine. Procediamo a lungo su una strada sterrata agevole, poi imbocchiamo una stradina laterale, scendiamo e…rimaniamo bloccati! Le frequenti piogge hanno creato un pantano sul quale le ruote della jeep slittano impotenti. Scarichiamo dei pannelli solari e li trasportiamo a piedi fino a una radura, dove si trovano una piccola chiesa e una sala polifunzionale. Il paesaggio è di un verde brillante e ovunque ci sono piantagioni di caffè e banane.

Bikat monta i pannelli sul tetto: grazie all’energia solare gli abitanti del posto, che vivono in capanne e case di fango senza corrente, potranno riunirsi alla sera per leggere, giocare e ricaricare i cellulari, che anche qui sono un mezzo fondamentale di comunicazione. Con la spinta vigorosa di un gruppo di persone la jeep è libera e torniamo a casa stanchi e felici. Il tempo a Dilla vola: tengo il discorso del “buongiorno” davanti a centinaia di alunni e ballo con i bambini del “Green Club”, che preparano uno show sul tema della difesa dell’ambiente. L’ultimo giorno visito l’asilo delle suore salesiane: trascorro ore fantastiche con dei bimbi deliziosi e durante l’intervallo faccio l’animatore, passando da una mini-lezione di yoga a una corsa a ritmo di danza nella quale mi seguono a decine! Alla fine dell’ultima partita a calcio abbraccio forte il “mio” Aftamu: forse non diventerà famoso come Pogba ma spero abbia una vita felice. Lascio una donazione al salesiano Abraham per comprare scarpe da ginnastica e qualche vestito al mio amico dell’oratorio e parto pieno di riconoscenza, alla fine di una settimana fantastica!