Non c’è un rimedio unico e definitivo per il mal dell’esca: solo la prevenzione e metodi “naturali” possono evitare di veder morire le viti nelle vigne. È quanto è emerso nel convegno internazionale di giovedì scorso a Villa Pomela (Novi Ligure), dal titolo “Non abbocchiamo all’esca”, organizzato dal Consorzio Tutela del Gavi. Vi hanno preso parte oltre 200 tra viticoltori, tecnici, studenti, vivaisti da tutta Italia, “dimostrando – sostengono dal Consorzio – l’interesse e l’attualità di un tema, quello delle Malattie del legno, che condiziona il lavoro in vigna”. Fra i vari interventi, Laura Mugnai del Dagri (Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali), ha ricordato che le malattie del legno “sono presenti in 26 paesi nel mondo e la presenza di funghi degrada il legno. Un problema emerso circa 100 anni quando si iniziò a praticare l’innesto per per contrastare la filossera, creando però una ferita nella pianta dove si inseriscono i funghi. Il mal dell’esca fa morire la parte colpita approfittando appunto delle “ferite” praticate nei vivai e in vigna sulla vite in occasione delle potature”. Mugnai ha ricordato che uno dei segnali del mal dell’esca è la foglia striata. Secondo Olivier Viret, responsabile del Centre de compétence cultures spéciales della Svizzera, “più la pianta è vigorosa più è facile che venga colpita dalla malattia. Difficile risolvere il problema utilizzando prodotti: alcuni sono stati addirittura ritirati dal mercato. Serve una potatura rispettosa del percorso della linfa nella vite”.

I relatori del convegno

Il seminario ha evidenziato come non si possano affrontare queste patologie con un’unica tecnica di cura, ma come sia necessario approcciare piuttosto il problema “a sistema” considerando tutti gli aspetti agronomici: scelte di impianto, terreni vocati, barbatelle e porta innesti selezionati, gestione del vigore del vigneto. Senza trascurare evidentemente l’impatto di un clima sempre più imprevedibile nelle ultime stagioni. Problemi condivisi da tanti produttori che in Italia, tra Mal dell’Esca e Flavescenza Dorata rischiano il 10% del proprio vigneto all’anno. “La buona notizia – sottolineano dal Consorzio – è che il Mal dell’esca, da definire meglio al plurale perché si tratta di una serie di patogeni che colpiscono vigne sempre più giovani, si può prevenire. Attraverso delle scelte e tecniche vivaistiche oculate e soprattutto recuperando la professionalità, il saper fare in vigna, in particolare nelle delicate operazioni di potatura, perché la malattia si manifesta molto più spesso quando ci sono tagli errati”. “Il grande patrimonio costituito dal “Vigneto Italia” – proseguono dal Consorzio – va tutelato attraverso una conoscenza approfondita delle tecniche di potatura, perché non si hanno ancora abbastanza dati concordi sull’efficacia dei vari prodotti curativi e preventivi. Anche la recente introduzione della tecnica di dendrochirurgia, ovvero l’asportazione dalla pianta del legno malato, pur restituendo segnali incoraggianti, non fornisce dati di lungo periodo”.