Il monte Tobbio, simbolo del trekking (foto Zano 1993)

Le Aree protette dell’Appennino piemontese sono il primo ente a chiedere la riapertura dei sentieri, chiusi da gennaio a causa della pesta suina africana (Psa) all’interno della zona infetta. Il decreto del ministero della Salute di due mesi fa ha imposto il divieto fino al 30 giugno. Nella seduta di mercoledì, il Consiglio ha deciso di fare proprio il documento del comitato #fuoridipeste, un protocollo di comportamento sottoscritto da molte associazioni con il quale si chiede di riaprire il territorio all’outdoor con una serie di regole da rispettare per evitare la diffusione del virus. “Si deve cercare di riaprire il più possibile – ha detto il presidente, Danilo Repetto -. Noi dobbiamo comunicare il desiderio del territorio di tornare alla normalità e aiutare il commissario a trovare la soluzione”. Il Consigliere Francesco Arecco ha proposto una versione del protocollo che prevede la riapertura immediata di tutti i sentieri della zona infetta seguendo anche in questo caso una serie di regole, come la disinfezione delle scarpe. “Il territorio – ha detto Arecco – sta subendo un danno economico mortale per il turismo con la bella stagione alle porte dopo le restrizioni dovute al Covid. È necessario che il nostro ente prenda posizione”.

Danilo Repetto, presidente delle aree Protette dell’Appennino Piemontese

Repetto ha sottolineato come il documento di Arecco non si discosti dal protocollo del comitato #fuoridipeste, per questo ha proposto al Consiglio di condividere quest’ultimo. Il voto è stato unanime. Il protocollo del comitato #fuoridipeste prevede alcune semplici regole da da rispettare: divieto di portare sui sentieri con sé cani (a meno che legati con longe inferiore a 1,5 metri) e di abbandonare cibo; accesso ai sentieri solo per fruizione ludico-sportivo-turistica sia ai singoli che a gruppi in autonomia o all’interno di eventi autorizzati tra cui l’attività di manutenzione sentieri: lavaggio di ruote delle biciclette e delle scarpe, successivamente disinfettate con soluzione diluita di Virkon; alberghi, ristoranti e pubblici esercizi sottoscrittori del protocollo si impegnano a distribuirne copie ai propri clienti e a esporlo; chi trova una carcassa di cinghiale deve rimanerne distante e a segnalarla all’Asl. Il protocollo è stato quindi sottoposto al commissario per l’emergenza Angelo Ferrari, che lo ha valutato positivamente nell’incontro con il comitato. Ha inoltre annunciato che nel giro di un mese lo stop all’outdoor all’interno della zona infetta potrebbe essere in parte allentato.