L’indagine sul caso Albano-Semino sono state chiuse dalla procura e l’avviso è stato notificato a tutti gli indagati. Ai tre già noti, se ne aggiunge un quarto. A dicembre l’allora vicesindaco Nicoletta Albano, vero dominus del Comune, aveva, secondo le indagini, costretto il sindaco Rita Semino a firmare le dimissioni. L’ex consigliere regionale di Forza Italia voleva a tutti i costi andare a elezioni quest’anno, a maggio, e non si era fatta scrupolo di costringere una donna di 85 anni, appena rimasta vedova, dietro il ricatto di far perdere il posto di lavoro alla nipote, sempre secondo quanto è emerso grazie ai carabinieri. Le dimissioni sarebbero state depositate all’ufficio protocollo, secondo il disegno della Albano, a fine gennaio, in tempo per andare al voto a maggio. Le motivazioni di queste “fretta elettorale” al momento non si spiegano, fatto sta che il 22 gennaio arriva il blitz dei carabinieri, che perquisiscono il municipio e la casa della Albano, in via Cavalieri di Vittorio Veneto, alla ricerca delle prove del ricatto, su ordine della Procura di Alessandria.

Il vicesindaco di Gavi Nicoletta Albano
Nicoletta Albano

Emerge che il vicesindaco è indagato per concussione nei confronti della Semino. Pochi giorni dopo, il 24 gennaio, Albano fa dimettere tutta la maggioranza facendo così decadere la Semino. Da allora il municipio è governato dal commissario prefettizio Maria Clara Callegari. Nel frattempo tutti i consiglieri di maggioranza e alcuni dipendenti sono stati più volte interrogati dai carabinieri. Dopo Albano, sono risultati indagati anche il capo dell’ufficio tecnico, Pierpaolo Bagnasco, e l’ormai ex segretario comunale Giovanna Sutera, entrambi accusati di falso in atto pubblico. Ora emerge il nome di un quarto indagato, il consigliere comunale di maggioranza Eugenio Rabbia, fra i primi a essere interrogato pochi giorni dopo il blitz. Dopo la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini, i legali degli indagati possono presentare le loro memorie a difesa dei loro assistiti. Dopodiché la Procura deciderà se chiedere il rinvio a giudizio al giudice per l’udienza preliminare.