Citati in giudizio in 26 per la lotta in solidarietà ai braccianti del 2012

    Gli attivisti del Presidio permanente di Castelnuovo Scrivia: «Non abbiamo paura delle denunce, noi stiamo con gli sfruttati»

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    Presidio permanente Castelnuovo Scrivia

    Ventisei persone citate a giudizio tra lavoratori, sindacalisti, attivisti del Presidio permanente di Castelnuovo Scrivia e privati cittadini che hanno partecipato alla lotta in solidarietà ai braccianti. Sono gli stessi attivisti ad annunciarlo.

    «In questi giorni – dicono -, Bruno e Mauro Lazzaro hanno citato in giudizio 26 persone con una richiesta danni di 1.533.685 euro (più danni morali e d’immagine da quantificare) per gli scioperi e i presidi di sei anni fa, giugno 2012, quando i lavoratori, stanchi di essere maltrattati e non pagati decisero di ribellarsi e proclamarono gli scioperi. L’udienza è fissata per il 7 dicembre 2018. Questo avviene dopo le sentenze di condanna in appello per i Lazzaro – i ricorsi in primo grado erano stati rigettati dal tribunale di Alessandria – per quei braccianti che avevano osato richiedere le loro retribuzioni arretrate di due anni: si tratta di circa 273 mila euro, più le spese legali, cifre che non hanno ancora pagato, sebbene sia ormai trascorso un anno dalle sentenze; e avviene, dopo il recente patteggiamento, a seguito del procedimento penale, in cui i Lazzaro sono stati condannati a un anno e sette mesi ciascuno».

    «I braccianti, i sindacalisti e gli attivisti che hanno sostenuto quella lotta – aggiungono gli attivisti del Presidio permanente -, vengono oggi citati in tribunale dai Lazzaro per presunti danni sostanziali e d’immagine a seguito degli scioperi allora proclamati da quei lavoratori che, stanchi di lavorare gratis o quasi, avevano deciso d’incrociare le braccia e pretendere i loro salari, facendo così emergere nelle campagne del ricco Nord, in Bassa Valle Scrivia, un fenomeno di grave sfruttamento, violazioni plateali di leggi e contratti, lavoro nero e irregolare. Quella di allora fu una lotta esemplare che, in parte, cambiò la condizione bracciantile nella nostra zona. Certo, molti problemi sono tuttora aperti, però se oggi i braccianti immigrati che lavorano nelle nostre campagne (un lavoro che gli italiani non fanno più!), possono vantare salari un po’ più alti, versamenti contributivi abbastanza regolari, possibilità di accedere all’indennità di disoccupazione, tutto questo è grazie a quei lavoratori che hanno osato alzare la testa e ribellarsi, pagando anche di persona. Dopo sei anni, nonostante denunce, minacce, ritorsioni, noi siamo ancora qui. Non abbiamo paura delle denunce infondate dei Lazzaro. Noi stiamo con gli sfruttati e gli oppressi del mondo. Schiavi mai! Chi tocca uno, tocca tutti! Prima gli sfruttati!».

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