Lunedì sarà una giornata importante ma non si sa quanto decisiva per il futuro dei lavoratori del gruppo Gavio e delle imprese che si occupano della manutenzione delle autostrade. A Tortona, contemporaneamente ad altre città italiane, le maestranze scenderanno in piazza contro le modalità scelte dal governo per liberalizzare il settore delle concessioni autostradali. A pagare le conseguenze peggiori di una norma comunque sacrosanta saranno i dipendenti delle aziende che perderanno gli appalti, situazione già presente al governo e al parlamento da almeno due anni ma nulla è cambiato nonostante scioperi, manifestazioni e incontri promossi dai sindacati Feneal Uil, Fillea Cgil e Filca Cisl. Dalle 8 di lunedì, dal piazzale del centro commerciale Conforama fino al casello autostradale di Tortona è previsto un corteo sulla falsariga di quello organizzato due anni fa con le stesse motivazioni.

La liberalizzazione del settore delle concessioni autostradali, prevista nel nuovo Codice degli appalti, rischia infatti di mettere sulla strada, secondo le cifre diffuse dal gruppo Gavio e dai sindacati, 800 persone soltanto nella provincia di Alessandria, oltre 2 mila in tutta Italia. Con la la nuova normativa chi gestisce l’autostrada non potrà più assegnare direttamente (a parte una minima quota) alle sue imprese la manutenzione del tratto di competenza ma dovrà darlo a imprese esterne. Chi lavora nel settore, quindi, se ne andrà a casa se le cose non cambieranno. Tutti gli emendamenti a questa parte della legge, annunciati da vari parlamentari soprattutto del Pd, sono rimasti lettera morta. Sono le conseguenze delle continue proroghe ai gestori delle autostrade dagli ultimi trent’anni: a pagare, come sempre, è la parte più debole della società.

“Oltretutto – sottolineano si sindacati – nei lavori autostradali rischiano di subentrare aziende non qualificate, mettendo ancora di più a repentaglio la sicurezza dei lavoratori e degli automobilisti. Chiediamo al governo di scongiurare l’ennesima macelleria sociale”. “Gli accordi stipulati a suo tempo con il ministero delle Infrastrutture – dice Massimo Cogliandro, segretario regionale della Fillea Cgil – non sono stati rispettati, per cui non ci sono salvaguardie per i dipendenti delle aziende. La rabbia fra le maestranze è tanta”.