Soltanto nella casa di riposo di Lercaro, a Ovada, i decessi legati al coronavirus sono stati una decina e anche in tutto il resto del Piemonte la situazione è pesante. La denunciano i consiglieri regionali Sean Sacco e Francesca Frediani (M5s). “Con estremo e colpevole ritardo – spiegano – la giunta regionale si accorge solo oggi del disastro che sta avvenendo nelle Rsa del Piemonte e prova a porvi rimedio. L’intervento è fuori tempo massimo, non lo diciamo noi ma lo raccontano i freddi numeri: 1.300 positivi su 3 mila tamponi effettuati nelle case di riposo del Piemonte. A questi si aggiunge un numero imprecisato di deceduti. Occorreva intervenire prima quando, a tempo debito, denunciammo le situazioni più gravi sparse sull’intero territorio regionale. Le residenze fanno parte a pieno titolo della rete sanitaria regionale e non possono essere trattate, come avvenuto fino ad ora, come realtà di serie B. Adesso la situazione è esplosiva con i contagi fuori controllo tra ospiti ed operatori”. Sacco, in particolare, era stato insultato dai dirigenti di una casa di riposo del Vercellese per aver segnalato situazioni anomale riferite alla pandemia. Gli esponenti 5 stelle rimarcano: “Che la Regione dovesse tenere sotto controllo la situazione nelle Rsa non è certo una novità di queste ore, era previsto nel decreto Cura italia e scritto nero su bianco sulle linee di indirizzo organizzative dei servizi ospedalieri e territoriali in corso di emergenza COVID-19 del Ministero della Salute.

La casa di riposo del Lercaro, a Ovada
La casa di riposo di Lercaro a Ovada

Prescrizioni disattese in particolare laddove il Ministero raccomandava le regioni a “impostare sistemi di sorveglianza e monitoraggio volti al contenimento del contagio (…) istituendo una gestione per coorti presso strutture residenziali o alberghiere rivolte a quei soggetti che (…) non possono essere accolti in isolamento presso il proprio domicilio”. Dopo aver ignorato queste linee è surreale che la Regione chieda l’intervento del governo”. Frediani e Sacco chiedono quindi che la Regioni “effettui il maggior numero possibile di tamponi nelle Rsa reclutando velocemente personale e rifornendo di dispositivi di protezione individuale. Continueremo a vigilare e, se necessario, denunciare le situazioni che continueranno ad essere ignorate dalla Regione”. La replica arriva da Alberto Preioni, presidente del Gruppo Lega Salvini in Consiglio regionale: “La situazione nelle Rsa è sotto controllo, pur trattandosi di strutture per il 95% private, dotate di un proprio direttore sanitario, stiamo facendo tutti i tamponi necessari e predisponendo tramite la Regione protocolli ad hoc”.

Il consiglio regionale del Piemonte

Preioni annuncia “un costituendo gruppo di lavoro dedicato alla riorganizzazione operativa del sistema sanitario e socio-assistenziale, sia per la fase critica e post critica Covid19 che per quelle successive, che opererà in stretto contatto con gli assessorati competenti. In relazione al Covid in questi giorni è emersa una lettura delle cifre non corrispondente alla realtà dei fatti. Sino al 31 marzo scorso – spiega Preioni – nelle case di riposo operanti tra i confini della nostra Regione erano stati infatti eseguiti complessivamente 3 mila tamponi, di cui 189 positivi e 2.811 negativi. Inoltre risultavano 1.100 ospiti in attesa di test, ma prudenzialmente considerati positivi, in quanto sintomatici. Per questo motivo – sottolinea Preioni – i 1.300 positivi che hanno suscitato le reazioni di stampo politico da parte delle minoranze sono in realtà la somma delle 189 persone risultate positive al tampone più 1.100 presunte positive, ma non ancora sottoposte a esame.
I dati del tasso di mortalità per Regione indicati dal Ministero della Salute vedono il Piemonte al 4,3%, molto distante dal triste primato della Lombardia al 19,2% – dichiara Preioni – e migliore delle altre regioni, con le Marche al 10,2%, il Veneto al 6,2% e l’Emilia Romagna al 5%”.