E’ morta Elda Lanza, castelnovese d’adozione da 22 anni

Il ricordo di Antonello Brunetti

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Elda Lanza (foto di Luigi Bloise)

Questa mattina, alle 5, è morta Elda Lanza una castelnovese d’adozione con un “vissuto”intenso.

Rispettando le sue volontà, in paese non apparirà alcun manifesto, niente cerimonie e subito alla cremazione.

In un’epoca in cui ho visto tanti miei coetanei andarsene da Castelnuovo verso Milano, Pavia, Torino o all’estero e pian piano dimenticarsi delle loro origini nella terra dei “padlé”, Elda rappresenta, dal nostro punto di vista, il processo inverso.

Ventidue anni fa, un giovedì, esce dalla lunga di fila di scatolette che vanno su e giù sull’autostrada MI-GE; ha visto una torre, entra a Castelnuovo con curiosità e si… innamora del nostro paese. I suoi palazzi antichi, la piazza, il mercato, le tante opere d’arte e soprattutto la gente. Dice che l’aria le pareva particolarmente pura (nessuno è perfetto e ci si può anche sbagliare).

Fatto sta che, tempo due mesi, eccola con il compagno della sua vita, Vitaliano un giornalista, a mettere su casa da noi e nel giro di poco tempo inserirsi perfettamente in tutto ciò che la circonda, senza la spocchia tipica di chi “viene dalla città” a portare la civiltà a noi baluba.

Castelnuovo non è l’ombelico del mondo, ma vedere che c’è qualcuno che sa apprezzare (sia pure con tanti se) il mondo naturale, umano, artistico, sociale, che ciascuno di noi ha contribuito a creare, ti riempie il cuore.

Quando Elda ricevette dal prefetto Romilda Tafuri la nomina di commendatore per meriti sociali e culturali non fece alcuna pubblicità; l’abbiamo saputo solo perché ci ha spiegato il motivo per cui saltava un turno di sorveglianza alla mostra del castello. Ha dovuto interrompere per alcune ore anche l’intenso lavoro di correzione del suo ultimo romanzo da consegnare alle stampe, lavoro che svolge là in cima al vecchio palazzo Costa, sull’angolo della piazza, cadenzato con orari precisi dai vicini rintocchi del campanone della torre e delle campane della chiesa, con uniche varianti l’improvviso lento ritmo degli accadimenti funebri e lo scampanio dedicato a un bambino che è appena nato.

Ho letto molti articoli, su quotidiani e riviste, a lei dedicati. Spesso veniva chiamata in TV, soprattutto da Benedetta Parodi, ove tutti avevano la massima deferenza o amicizia per questo personaggio gentile e con un precedente prestigioso: l’essere stata una delle prime annunciatrici della TV negli anni Cinquanta.

Non voglio riprendere ciò che è stato scritto su di lei, mi limito a racchiudere Elda in una piccola cornice di dati che sono riuscito ad assemblare nelle occasioni di chiacchierate varie. Insomma una scheda, con qualche particolare per nulla noto, una scheda che è doverosa nei confronti di chi si è “infiltrato” misteriosamente nel nostro mondo.

– Giovanissima ha partecipato alla lotta partigiana come collegamento nelle montagne sopra Lecco, verso la Svizzera. Socialista, anche per tradizione familiare.

– L’incontro e la conoscenza a Parigi con Simone de Beauvoir la porta alla partecipazione attiva  (cortei, riunioni di piazza, comizi nelle fabbriche, scritti) a tutte le battaglie per la condizione femminile

Elda Lanza nel 1952– Nel 1952 forse il passaggio più importante. Viene scelta dalla TV sperimentale: prima presentatrice della Tv italiana. Rimane in televisione, continuando a dedicarsi alle donne e ai loro problemi (Vetrine), ai ragazzi e ai libri (Avventure in libreria) fino al 1972 con oltre mille trasmissioni: conduttrice e autrice. Ha insegnato ai ragazzi di allora l’amore per la lettura con testi di Buzzati, Arpino, Calvino e altri; e di aver contribuito fortemente, data la potenza del mezzo, a far crescere donne  nuove – e nuovi uomini – con una maggiore consapevolezza di sé e del loro ruolo nella società.

– Decide di girare il mondo come giornalista e si dedica anche all’insegnamento della storia del costume, ad esempio per l’Università di Belle Arti di Osaka (Giappone) dove ha raccontato la storia e la bellezza d’Italia, dal Medioevo a oggi. A ottant’anni (ora avrebbe dovuto compiere, mi pare, i 94 anni!) ha iniziato una felice carriera di scrittrice. Alcuni romanzi di successo e anche un  premio letterario di prestigio). Oggi la critica letteraria la considera la Signora del Giallo italiana (due successi editi da Salani).

Continuava a scrivere intensamente, a osservare i castelnovesi, a scambiare due parole con chi la salutava, a dare una mano quando qualcuno riteneva che senza di lei le cose sarebbero riuscite meno bene.

Per alcuni anni ha anche presieduto la Biblioteca civica e poi ne ha sempre fatto parte.

Immancabile in ogni numero del mensile il comune, un suo azzeccatissimo pezzo dedicato a personaggi, a vie, ad associazioni, a fatterelli che la colpivano; e sempre con quel suo stile spezzettato, colmo di incisi. Nella copia di dieci giorni fa ringraziava tutti coloro che l’assistevano nelle fasi finali della malattia al pancreas e la aiutavano a “morire meglio”

Era una cara amica di tutti e nostro dovere è di ricambiarla con un piccolo dono; per carità niente onorificenze, ma un impegno a far sì che tante e tanti come lei possano respirare un’aria un po’ più pura, ricca di cultura e di spirito comunitario in questa nostra Bassa Valle Scrivia che Lei aveva scelto come finale luogo di residenza proprio per questi motivi.

antonello brunetti