In un libro, “Gaviese, un vocabolario”, tutta la cultura linguistica di Gavi, un dialetto creato nei secoli dall’incontro di popolazioni. Ci voleva davvero un volume dedicato alla “lingua” gaviese, sempre meno parlata anche perché i genitori, nelle ultime generazioni, ai figli hanno parlato solo in italiano. Come dice Gianni Repetto, scrittore di Lerma e autore della prefazione a questo libro, “il dialetto lo si impara sin da quando si prende il latte dal seno materno”, cosa che non avviene più. Bruno Arecco, l’autore, ha impiegato tredici anni per raccogliere centinaia di parole, molte quasi inutilizzate, con un obiettivo, come scrive nell’introduzione: “Come sentiamo la necessità di salvaguardare le specie animali e vegetali dalla estinzione, così si dovrebbe insegnare il dialetto dalle scuole primarie insieme all’italiano e anche al latino. Bisogna però convenire che la scuola non basta in quando l’apprendimento del dialetto sarebbe di molto facilitato se i genitori in casa parlassero anche in dialetto ai loro piccoli. Da parte mia ho ricercato le parole morte, le moribonde e quelle che non stanno per niente bene, come pure i modi di dire e i proverbi dimenticati; dobbiamo far loro riprender vita nell’uso e nel ricordo insieme a quelli che sono arrivati e che ancora arriveranno.

(foto da Facebook)

Parliamo e facciamo parlare il dialetto ai nostri figli e nipoti per conservarlo e trasmetterlo a chi verrà dopo di noi, come patrimonio irrinunciabile di cultura, verve espressiva, immediatezza e vivacità”. Arecco ricorda che il dialetto gaviese si è formato “grazie a influenze latine, francesi, germaniche e di popoli lontani le cui parole arrivavano via mare tramite le navi genovesi”, e Gavi è stato per secoli, con il suo imponente Forte, una delle porte di Genova verso il Nord Italia: dalla strada della Bocchetta sono passati per secoli commercianti ed eserciti che hanno portato, con tutto il resto, parole ed espressioni che hanno influenzato la parlata locale. Repetto, nella sua introduzione, ricorda: “In una situazione in cui tante lingue rischiano la scomparsa linguistica, ben venga dunque un’opera come quella di Bruno Arecco, appassionato cultore del dialetto gaviese e della cultura paesana. Un’opera che ritengo importante per la vastità dei lemmi trattati e per le spiegazioni che fornisce in modo chiaro e preciso per ciascuno di essi e in particolare per quelli che maggiormente attengono alla tradizione non solo linguistica, ma anche socioeconomica dei nostri territori”.