Gianni Repetto
Gianni Repetto

Questo sito è il frutto di trent’anni di ricerca sulla mia radice contadina con il fine di rivalutare la memoria del mondo rurale come componente “attiva” e necessaria di qualsiasi nostro futuro”. Con queste parole Gianni Repetto spiega il perché ha deciso di aprire un blog, Filosofia del territorio, (https://www.giannirepetto.it/) dove scrivere i suoi pensieri su tante questioni, dall’ambiente all’affabulazione, dalla cucina al pacifismo, dalla medicina alla memoria. Temi che lo scrittore di Lerma ha trattato in molte delle sue opere e dei suoi spettacoli, a cominciare da “Careghè”, il suo libro più bello, e in reading musicali come “Libertà è l’idea che ci avvicina. Dai ribelli alla Costituzione del 1948”, dove si racconta la nascita della Resistenza e della carta fondamentale della nostra repubblica. Da ricordare anche “De tu querida presencia Comandante Che Guevara”, lo spettacolo dedicato alla figura di Che Guevara. Ora, con il blog, Repetto ha creato un luogo di discussione e confronto diretto con i lettori e con il territorio, territorio che ha sempre difeso sia come amministratore pubblico sia come cittadino. L’autore, tra l’altro, presenterà il suo ultimo libro, “La solitudine del paesano”, venerdì 21 maggio, alle 18 a Rocca Grimalda, nei giardini Paravidino.

Vacca cabannina dell’azienda agricola Autra di Alfredo Bagnasco (foto R. Sciutto) (tratta dal sito di Piemonteparchi)

L’ultimo articolo pubblicato su www.giannirepetto.it si intitola “Il blues della Cabannina”: “Guardi, una bella vacca è quella che ha la testa piccola, e corna fini, la pelle del manto sottile e il petto non troppo grosso, ma con la pelle distaccata che si possa riempire. Se poi è bassa di gambe e le gambe ce l’ha sottili allora è proprio perfetta. Se invece si dà il caso di una vacca che per prendergli la pelle ci vogliono le tenaglie, allora non ci siamo. Io ho sempre detto che la vacca che faceva per me la conoscevo anche allo scuro, perché doveva essere effeminata, non una vacca che si poteva scambiare per un bue. Ma non sono neanche tanto spesse loro, che poi c’è chi ha il latte buono, chi fa il latte un po’ più raro, ce ne sono di buone da burro; perché in una vacca così a trovare… c’è chi se vai a mungerla tu ti dà il latte e se ci va un altro non glielo dà. Insomma, le vacche giuste non sono così spesse…” Parole pronunciate da mio padre Menego nella stalla di Pino d’Grané, mediatore da bestie, il giorno in cui, nei primi anni ’70, andammo da lui per comprare una vacca cabannina.