Come non bastasse il colossale impianto eolico che il solito oscuro “sviluppatore” di progetti vorrebbe fosse realizzato sui crinali tra Giarolo, Boglelio e Chiappo, ora, sempre in nome della necessità di produrre energia pulita, si delinea una ulteriore minaccia ambientale per i territori.
“Con l’agrovoltaico – spiegano dal Comitato per il territorio delle Quattro Province – si vorrebbe superare l’argomento contrario all’occupazione di terreno agricolo prevedendo la possibilità di coltivare al di sotto dei pannelli”.
Approfondita, accurata ed esauriente la disamina svolta sul tema dal professor Paolo Pileri in un recente articolo sul periodico “Altreconomia” (cfr https://altreconomia.it/il-solare-a-terra-non-e-affatto-indolore-per-il-suolo-molti-studi-indipendenti-lo-dimostrano/ )
“Anche questa volta, così come sta avvenendo nel caso degli impianti eolici, – dicono da Comitato – tutto viene calato sul territorio senza alcuna partecipazione della popolazione locale e dei suoi rappresentanti. Per esercitare il doveroso compito di controllo democratico, le istituzioni pubbliche sono tenute ad esaminare ciascuna ipotesi di progetto, replicando con puntuali osservazioni. A svilirne il ruolo, fin quasi a vanificarlo, specie per quanto riguarda le amministrazioni comunali, concorrono sia gli strettissimi vincoli temporali posti dalle norme sia un significativo deficit di competenze tecniche reso evidente dalle recenti vicende del PNRR. Di fatto, tutto sta avvenendo nella totale opacità e assenza di pianificazione, utilizzando meccanismi speculativi (come la sopravalutazione di terreni spesso incolti o di scarso rendimento), e soprattutto senza alcuna attenzione alle criticità ambientali e paesaggistici che la realizzazione di tali impianti determinerebbero. E’ assolutamente necessario e urgente che si ponga in atto un’opera di informazione su questa nuova pericolosa iniziativa estrattivista (che ha già purtroppo fatto molti danni ambientali e paesaggistici in altre Regioni di Italia)”.
“Ribadiamo – conclude il Comitato – che la transizione energetica non può avvenire compromettendo la qualità ecologica dei territori naturali ed agricoli, ma al contrario deve fondarsi sulla salvaguardia degli stessi”.