Il cantiere Vallemme a Voltaggio

Un’altra tegola sul Terzo valico dopo lo stop allo scavo del tunnel appenninico tra Genova e Arquata Scrivia. Il Cociv e Rfi, società delle Fs che svolge ruolo di committente dei lavori per conto dello Stato, hanno trenta giorni per rimettere a gara parte dei lavori già assegnati a Seli Oversas, società di cui We Build, a sua volta socio di maggioranza del Cociv stesso, è proprietario. È la raccomandazione formulata poche settimane fa dall’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) dopo un’indagine sui lavori del Terzo valico. Nel 1992 e successivamente era stato stabilito, per evitare una procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea, che il 60% degli appalti del Terzo valico fossero assegnati dal Cociv a imprese esterne tramite gare a evidenza pubblica. Lo Stato italiano, trent’anni fa, aveva cercato di assegnare i lavori delle nuove tratte ferroviarie ad alta velocità/alta capacità a dei consorzi di imprese italiane, come il Cociv, violando così la normativa europea sugli appalti pubblici. La minaccia di una procedura di infrazione aveva spinto verso il “compromesso” del 60% ma in questi ultimi anni queste regole, nei cantieri del Terzo valico, non sono state rispettate, come rileva l’Anac. La prima contestazione riguarda i cantieri Val Lemme, a Voltaggio, e Libarna, a Serravalle Scrivia. A vincere le gare d’appalto era stata la Grandi Lavori Fincosit di Roma: finita nei guai dal punto di vista economico, alla fine è finita nell’orbita di We Build tramite la Seli overseas.

Arquata Scrivia: il cantiere del Terzo valico di Radimero

Quest’ultima impresa compare anche nella seconda contestazione sollevata dall’Anac, riferita al cantiere di Radimero, ad Arquata, dove negli anni scorsi la Toto Costruzioni di Chieti si era aggiudicata lo scavo della galleria di valico in un raggruppamento temporaneo d’impresa insieme alla Seli Overseas. Per una serie di difficoltà e di contenziosi con il Cociv, l’impresa abruzzese aveva deciso di lasciare il cantiere, portato avanti in seguito solo da Seli Overseas. Il problema, secondo l’Anac, è proprio il fatto che questa società è proprietà di We Build. Così il Cociv, vista questa situazione, non ha rispettato le clausole previste già nel 1992 e ribadite successivamente negli atti successivi sottoscritti con Rfi poiché Seli Overseas “non è più un’impresa terza”. Nelle prerogative del General Contractor, cioè del Cociv, sottolinea Anac, “non si può far rientrare anche quella di acquisire, senza limiti, la titolarità delle azioni delle imprese terze individuate con gara: si consentirebbe, in questo modo, che lavori eseguiti da società, comunque, controllate dal Consorzio siano, invece, conteggiati nella percentuale da affidare al mercato”. L’Anac ha quindi raccomandato a Rfi “una ricognizione delle lavorazioni da poter porre a gara, valutando tutte le attività ancora da realizzare. Nel frattempo potrebbero essere valutate le operazioni societarie o contrattuali, affinché le lavorazioni affidate all’impresa del consorzio e i relativi utili non ricadano nella sfera del contraente generale. Anac precisa che ogni eventuale responsabilità sulla paventata perdita dei fondi comunitari (dal Pnrr, ndr) sarebbe attribuibile al Contraente Generale (il Cociv, ndr) che non abbia rispettato i limiti percentuali fissati nella convenzione e alla committente (Rfi, ndr) che non abbia adeguatamente e tempestivamente vigilato sul rispetto degli stessi”.