Manca il personale per riaprire il Pronto soccorso di Ovada. Lo afferma l’Asl Alessandria. L’attività di primo soccorso dell’ospedale civile è chiusa dal 6 marzo scorso, quando l’emergenza coronavirus era entrata nel periodo più difficile. I medici vennero mandati al Santi Antonio e Margherita di Tortona per supportare il centro dedicato ai malati di Covid-19 creato in quella città. Ora quel centro è stato chiuso e per Ovada c’era chi pensava a un ritorno alla normalità, come padre Ugo Barani, presidente dell’Osservatorio attivo. “Nell’ospedale – spiega -, c’è un cartello con la scritta “Pronto soccorso chiuso”, messa lì non si sa da chi, poiché non c’è né un timbro né una firma a indicare chi abbia preso questa decisione e per quale motivo. La pandemia è finita è il Pronto soccorso è più che mai necessario. Una persona nei giorni scorsi si è fatta male a un dito, tagliandoselo ma ha trovato chiuso a Ovada così ha dovuto andare fino ad Alessandria e perdere mezza giornata per farsi mettere due punti di sutura”.

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Secondo Padre Barani, “il coronavirus ha più che mai insegnato come sia importante avere un ospedale legato al territorio per evitare, come è successo durante la pandemia, che le persone e in particolare gli anziani vengano mandati chissà dove per curarsi. Non dimentichiamo inoltre che Ovada ha la popolazione più vecchia del Piemonte, per cui avere il Pronto soccorso chiuso non è accettabile. Non è più possibile rimanere in silenzio: lo dirò anche in chiesa dopo la messa”. L’Asl rassicura sulla volontà di riaprire il Pronto soccorso ma il problema è quando: “Al momento non si conoscono i tempi”. Il problema riguarda il personale dell’Asl: con le ferie estive la disponibilità è ridotta e l’emergenza Covid ha coinvolto molti operatori. “Si deve riuscire a garantire i turni di lavoro – concludono dall’Asl – per questo non si hanno certezze per Ovada”.