Pochi anni fa ha patteggiato una condanna di un anno e un mese per essersi fatto rimborsare dalla Regione, in maniera illecita, secondo i magistrati, 36 mila euro spesi per fare acquisti dal macellaio e dal panettiere. Stavolta, invece, Marco Botta, ex consigliere regionale di An, poi del Pdl e ora coordinatore regionale del Movimento per la sovranità, non corre rischi di finire in galera per gli ulteriori 366 mila euro ottenuti dalla Regione: sono i contributi per tutti i circa 15 anni che è rimasto seduto a Palazzo Lascaris, versati ai fini del vitalizio e della reversibilità. L’uomo politico di Casale Monferrato (autore, tra l’altro, di un’interrogazione su un’improbabile invasione di lupi slavi nei boschi dell’Appennino), con questa decisione non prenderà il vitalizio ma potrà godersi la vita in tranquillità, senza pensare ai problemi economici che attanagliano invece la maggior parte della popolazione, vittima, tra l’altro, anche dei tagli alla sanità e al trasporto pubblico decisi a Torino.
L’elenco completo è sul sito del Consiglio regionale del Piemonte, alla voce Amministrazione trasparente. Botta detiene il primato della somma più ingente incassata, ovviamente a norma di legge, dopo tre mandati in Regione. Per restare fra i politici alessandrini, c’è un altro casalese, già di Forza Italia, Cristiano Bussola, 9 anni in Consiglio regionale, che si porta a casa 239.204,62 euro, anche lui dopo aver patteggiato una condanna a un anno e un mese per i rimborsi illegittimi. L’alessandrino Michele Formagnana, esponente del centrodestra, con due soli anni da consigliere incassa 52.414,88 euro. Non male neppure il “padano” Riccardo Molinari, decaduto nel 2013 da consigliere regionale dopo tre anni in quanto non avrebbe potuto neppure candidarsi per incompatibilità con altri incarichi, di cui ovviamente non si era accorto. Ciononostante, per lui ci sono 57.807,82 euro.
Ancora un alessandrino nel “simpatico” elenco pubblicato dal Consiglio regione: Oreste Rossi, un tempo leghista, già parlamentare ed europarlamentare, dopo neppure dieci anni a Torino si prende 195.590,66 euro. Poi ci sono coloro che hanno deciso invece di godersi il vitalizio, percependo una certa somma al mese. E che somma. Il già democristiano e ora coordinatore provinciale di Forza Italia, ex assessore e consigliere regionale (nonché provinciale), Ugo Cavallera, di Bosco Marengo, ogni trenta giorni ottiene “solo” 7.094,70 euro lordi, la cifra più elevata non solo fra gli ex consiglieri alessandrini ma addirittura tra tutti i 192 beneficiati del vitalizio. Fra costoro, in ottima posizione l’avvocato di Alessandria Claudio Simonelli, in Consiglio regionale tempo fa in quota Psi, con 5.402,60 euro, la stessa cifra percepita da Piero Genovese, eletto in Regione addirittura nel 1980 in quota Dc ad Alessandria, seguito dal sindaco di Novi Ligure, Rocchino Muliere (Pd), con 5.031,40 euro, in Regione dalla metà degli anni ’90 al 2014. L’alessandrino Andrea Foco, negli anni più recenti impegnato nell’associazione Memoria della Benedicta, ogni mese incassa 4.699,10 euro per la sua presenza in Consiglio regionale con gli allora Ds.
Anna Maria Ariotti, eletta nella nostra provincia con il Pci negli anni ’80, è titolare di un vitalizio di 4.527,16 euro. A Torino negli stessi anni il socialdemocratico Andrea Mignone: per lui 3.826,82 euro mensili. Il comunista, almeno in quegli anni, Mario Bruciamacchie, non si può certo lamentare dei 3.811,23 euro mensili. Spunta un altro democristiano, pezzo grosso in provincia, il frugarolese Agostino Gatti, ora Pd, con 2.760,83 euro. Chiude la classifica il novese Francesco Moro, che si definisce “l’ultimo comunista”, che no rinuncia ai “suoi” 1.946,08 euro al mese. Poi ci sono le vedove (tutt’altro che inconsolabili, dal punto di vista economico) dei consiglieri regionali defunti. Per Angelo Rossa, papà dell’attuale sindaco e presidente della Provincia Rita Rossa, la moglie percepisce 2.534,51 euro, la stessa cifra per la vedova di Armando Devecchi (Dc). La consorte di Bruno Rutallo, già sindaco di Sant’Agata Fossili, fa suoi ogni mese 1.674,50 euro. Spunta poi il nome dell’avvocato novese Angelo Armella, Dc: per chi lo pensa ancora ci sono 1.384,91 euro mensili.
L’ECCEZIONE. In queste classifiche da brividi non si trova il nome di Davide Bono, il primo esponente dei 5 Stelle eletto per la prima volta nel 2010 e riconfermato quattro anni dopo. Non figura perché ha rinunciato sia al vitalizio sia alla restituzione dei contributi quando avrebbe potuto intascare, a norma di legge, 81.537 euro per i soli primi quattro anni di mandato. Un esempio per i cittadini ma non per questa classe politica.