Da un anno circa il Cociv intende realizzare una serie di vasche in cemento accanto al cantiere del Terzo valico di Radimero, ad Arquata Scrivia ma finora nulla si è mosso poiché il consorzio intende seguire un iter considerato illegittimo dal Comune. L’area interessata è di 15 mila metri quadri a destinazione agricola, dei quali 7 mila devono essere interessati dalle vasche dove sistemare lo smarino ed eseguire i campionamenti dell’amianto. Il Cociv dal 2017 insiste con il Comune sostenendo che è sufficiente una Comunicazione di inizio lavori asseverata (Cila) ma dal municipio hanno più volte evidenziato come sia necessaria l’approvazione da parte di Rfi, società committente del Terzo valico per conto dello Stato, trattandosi di una variante al progetto iniziale già approvato della linea ferroviaria, opera pubblica a tutti gli effetti. Per il Cociv, invece, la sua è una richiesta da impresa privata, per cui basterebbe la semplice comunicazione, come è avvenuto a Genova. Il Comune nelle settimane scorse ha quindi stoppato l’atto del consorzio, impedendo di fatto la costruzione delle vasche finché non verrà seguito l’iter corretto, che avrebbe probabilmente tempi più lunghi secondo il Cociv. Il consorzio ha impugnato l’atto del Comune che stoppa l’iter davanti al Tar, dove si è fatto difendere dagli avvocati Giovanni Gerbi di Genova e Vittorio Barosio di Torino.
Il Comune era rappresentato da Giuseppe Greppi, Giorgio Razeto e Massimo Conti dello Studio Monti di Casale Monferrato, che nella loro memoria difensiva hanno scritto: “Essendo in zona agricola, l’intervento è autorizzabile solo nell’ambito della procedura di esecuzione dell’opera pubblica. Poiché negli atti trasmessi dal Cociv non vi è traccia dell’approvazione dell’opera da parte di Rfi, né da parte del Cipe, il tecnico comunale ha accertata la carenza dei requisiti e dei presupposti per l’esecuzione dell’intervento, con conseguente divieto di esecuzione”. Gli stessi legali hanno evidenziato ai giudici come “il Comune non ha alcun interesse a opporsi alla realizzazione delle vasche in ampliamento del cantiere, trattandosi di opere finalizzate al controllo della composizione dei materiali di risulta, quindi utili per la salute collettiva degli abitanti della zona. A fronte dell’approvazione della variante a cura di Rfi il Comune di Arquata, nulla avrebbe da opporre alla realizzazione dell’opera”. Il Tar ha sospeso l’atto del Comune che nega la costruzione delle vasche solo perché ha richiesto una integrazione agli uffici comunali, stabilendo a chiare lettere che l’accoglimento della domanda cautelare non legittima l’esecuzione dei lavori. L’udienza di merito si terrà il 18 dicembre. Il Cociv, anche su questo argomento, non rilascia dichiarazioni.