Sono 36 le persone indagate dalla procura di Genova per la tangenti per il Terzo valico dei Giovi. I magistrati genovesi hanno notificato gli avvisi di chiusura della indagini, culminate nell’ottobre del 2016 con una serie di arresti avvenuti nei cantieri della contestata linea ferroviaria tra Genova e Tortona. Secondo queste indagini e quelle parallele messe in atto dalla procura di Roma, nell’assegnare gli appalti per la costruzione del Valico i dirigenti del Cociv si facevano pagare tangenti, in denaro o altre “regalie”, fra cui alcune escort. Lo stesso consorzio, pochi mesi dopo, cacciò dai cantieri una serie di ditte coinvolte nelle indagini, come la Ceprini Costruzioni, la Grandi opere italiane, la Grandi Lavori Fincosit, poi prosciolta da ogni accusa, tanto che oggi si appresta a far partire lo scavo del tunnel principale a Voltaggio e della galleria verso Serravalle Scrivia a Novi Ligure. Molti manager del Cociv, oltre agli arrestati (come Michele Longo e Pietro Marcheselli), si dimisero poche settimane dopo in quanto indagati. Il governo, anziché fermare i lavori (in alcuni cantieri ripartiti solo di recente), decise di commissariare il Cociv, mettendo alla sua guida il manager Marco Rettighieri. Le tangenti sono emerse, oltre che dalle intercettazioni, anche da filmati: in una, Antonio Giugliano, titolare della Giuliano costruzioni, titolare del cantiere Vecchie Fornaci, in Liguria, diceva a Marcheselli, nel consegnarli la tangente, “ingegnè, la paghetta”. Entrambi hanno patteggiato il mese scorso, insieme al responsabile degli appalti del Cociv Maurizio Dionisi e a Giuseppe Petrellese, tuttofare della Giuliano costruzioni. Capitolo chiuso per costoro.

Ercole Incalza

Rischiano il processo invece gli altri indagati, tra cui alcuni “pezzi grossi” dello Stato e dell’imprenditoria. Come Ercole Incalza, ex capo della Struttura tecnica di missione del ministero delle Infrastrutture, già molte volte indagato per i suoi metodi ma sempre prosciolto; Stefano Perotti (ex direttore dei lavori del Cociv, amministratore della società Ingegneria Spm); Andrea Monorchio (ex Ragioniere generale dello Stato ed ex presidente della società pubblica Infrastrutture Spa), il figlio Giandomenico Monorchio (proprietario della Sintel Engineering), e Pietro Salini (amministratore delegato di Salini – Impregilo socio di maggioranza del Cociv). L’unico accusato di corruzione è Giandomenico Monorchio, per gli altri il reato contestato è turbativa d’asta. C’è poi il filone romano, come si diceva: un anno fa circa venti persone sono state rinviate a giudizio. Fra queste, due figure chiave del sistema di tangenti del Terzo valico, l’ingegnere Giampiero De Michelis, già direttore dei lavori del Cociv, e l’imprenditore Domenico Gallo, quest’ultimo considerato vicino alla ‘ndrangheta. I due, tra l’altro, brigavano per inserire le loro aziende nelle commesse del Terzo valico, coma la Breakout di Silvano d’Orba, a scapito di altre, come la Allara di Casale Monferrato. Il titolare di quest’ultima, di fronte alle palesi irregolarità commesse dai dirigenti dalla coppia Demichelis-Gallo, venne intercettato al telefono mentre, anziché denunciare i fatti ai carabinieri, annunciava che si sarebbe rivolto a un noto politico locale, tale Daniele. L’identità di quest’ultimo, finora, non è mai stata resa nota. Demichelis e Gallo, a ogni appalto fatto ottenere da loro stessi alle loro aziende, brindavano con costosissime bottiglie di champagne nei locali di Ovada, dove vivevano. Tutto a carico del contribuente, si presume.