A Lerma per parlare di “Guerra e pace” con la gente comune

Da Gaza all'Ucraina: alla serata interverranno Gianni Repetto, Sabrina Caneva e Massimo Arata

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Dopo decenni in cui sembrava che, almeno per noi occidentali, la guerra fosse un ricordo lontano che mai più avrebbe potuto tornare, quello sta succedendo a livello globale fa pensare al contrario.
Il tema sarà discusso stasera, 4 luglio, alle 21, nel centro polifunzionale di Lerma, nella serata dal titolo “Guerra e pace – (dal libro ai tweet dei potenti)”, incontro pubblico promosso dal gruppo di minoranza Lerma nel cuore. Interverranno Gianni Repetto, Sabrina Caneva e Massimo Arata.
Spiega Repetto: “Probabilmente Tolstoj ha messo al suo romanzo il titolo “Guerra e pace” per marcare la contrapposizione che esiste tra i due termini non solo a livello materiale, ma anche a livello morale.
E questo perché la guerra rappresenta, purtroppo, il mondo storico, quello che decidono le élite che governano gli Stati, che spesso – e sicuramente nel caso della guerra – decidono le cose forzando la mano all’opinione popolare. E lo fanno alimentando frange interventiste, così come successe per l’Italia all’epoca del primo conflitto mondiale. La pace, invece, rappresenta il mondo umano, il desiderio perenne dei popoli, e soprattutto delle madri, di vivere in pace, perché la guerra è per essi comunque rovinosa, sia essa persa o vittoriosa.
Lo disse bene – aggiunge Repetto –  Renato Serra, scrittore e critico letterario italiano, interventista nella Prima Guerra Mondiale, che così scrisse nel suo saggio “Esame di coscienza di un letterato” pubblicato sulla rivista “La Voce” il 30 aprile 1915 poco prima di morire sul monte Podgora il 20 luglio di quello stesso anno: “…se penso a quello che va sciupato, a ogni minuto, intanto che io parlo, intanto che io penso, intanto che scrivo, sangue e dolore e travaglio di uomini presi in questo gorgo vasto della guerra. Gorgo che si consuma in se stesso.
Bertolt Brecht
(ADN-ZB/Kolbe
9.4.1980 [Datum Archiveingang]
Bertolt Brecht
geb. 10.2.1898 Augsburg
gest. 14.8.1956 Berlin, Dichter, Theatertheoretiker und Regisseur.
Che cosa diventano i risultati, le rivendicazioni di territori o di confini, le indennità e i patti e la liquidazione ultima, sia pur piena e compiuta, di fronte a ciò? Crediamo pure, per un momento, che gli oppressi saranno vendicati e gli oppressori saranno abbassati; l’esito finale sarà tutta la giustizia e tutto il maggior bene possibile su questa terra. Ma non c’è bene che paghi la lagrima pianta invano, il lamento del ferito che è rimasto solo, il dolore del tormentato di cui nessuno ha avuta notizia, il sangue e lo strazio umano che non ha servito a niente. Il bene degli altri, di quelli che restano, non compensa il male, abbandonato senza rimedio nell’eternità”.
Lo ribadì Bertolt Brecht  – dice ancora lo scrittore di Lerma – poco prima della Seconda Guerra mondiale: “La guerra che verrà non è la prima. Prima ci sono state altre guerre. Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti. Fra i vinti la povera gente faceva la fame. Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente“. E anche il poeta e cantautore cileno Victor Jara nella sua canzone “El derecho de vivir en paz (Il diritto di vivere in pace)” che scrisse nel 1971, diritto che lui definì “Es el canto universal, cadena que harà triunfar (È il canto universale, catena che ti farà avere successo). Successo come essere umano, sia nello stabilire relazioni pacifiche e rispettose nei confronti degli altri sia disdegnando ogni forma di violenza, fisica o morale. Purtroppo la violenza del golpe cileno si abbatté su di lui inesorabilmente, proprio perché aveva cantato umanamente la libertà e la pace.
A proposito di Tolstoj e di “Guerra e pace” ecco ciò che disse Leone Ginzburg: “Egli è convinto che ogni uomo valga un altro uomo, che in tutte le epoche come in tutte le coscienze sorgano sempre i medesimi problemi: se il mondo storico è calato nel tempo, nel mondo umano sono valide le leggi assolute della vita morale, e le azioni buone o cattive hanno un valore preciso”.
Ma detto questo, dell’inconciliabilità tra guerra e pace, la serata – conclude – sarà un’occasione per sentire dalla viva voce della gente comune che interverrà che cosa pensa di quello che sta succedendo in Ucraina e in Medio Oriente, in particolare a Gaza, se la prospettiva del riarmo sia la strada migliore per garantire la pace, se ci sono popoli di serie A e altri di serie B, se i morti delle “guerre intelligenti” (sic!) contemporanee siano costi fisiologici inevitabili, se bisogna costruire armi perché è un mercato che tira e se non siamo noi a usarle non siamo responsabili delle loro stragi, se la sovranità di un paese si misura dalla capacità di mostrare i muscoli oppure da quella di far star bene i propri cittadini, soprattutto i più deboli, se questo crescere della tensione fra i popoli farà naufragare anche le nostre democrazie, se lo scontro in atto non possa più essere giustificato da ideologie politiche contrapposte, ma da interessi economici nazionali, in piena contraddizione con il tanto sbandierato liberismo economico a livello mondiale. E tante altre cose che speriamo vengano fuori. Perché c’è bisogno di parlare, di discutere, di far sentire la nostra voce a quella politica che si ricorda di noi soltanto quando c’è da catturare un voto”.
Alla serata sono stati invitati i sindaci dell’Unione montana Dal Tobbio al Colma, il presidente della Provincia, i consiglieri regionali.