Il 24 ottobre atterro ad Addis Abeba, la terza capitale più alta al mondo, con un’altitudine di 2400-2500 metri sul livello del mare. Il mio obiettivo è visitare alcuni centri professionali Don Bosco che sono stati beneficiari di un programma solare (installazione di pannelli solari e corsi) finanziato dall’Austria. Trascorro i primi giorni prevalentemente nell’ufficio dei progetti dell’ispettoria salesiana dell’Etiopia, raccogliendo informazioni e documenti vari sulle attività svolte durante il 2018. Ogni pomeriggio, prima del tramonto, esco a piedi per esplorare il quartiere di Gotera. Frequento sempre lo stesso baretto e consumo numerosi tè e caffè: la qualità è ottima è il prezzo è solo 4 birr, corrispondenti a 12 centesimi di euro!
Durante il primo weekend etiope mi avventuro in centro utilizzando il tram: le due linee, costruite da ditte cinesi, collegano la città in direzione est-ovest e nord-sud e permettono spostamenti veloci e comodi. Visito la cattedrale di San Giorgio, una bellissima chiesa di forma ottagonale. La maggioranza della popolazione è cristiana, ma di fede ortodossa. I cattolici sono solo circa l’1% della popolazione. Durante una lunga passeggiata osservo vari monumenti legati al passato imperiale dell’Etiopia, che è stato sempre un paese indipendente, a parte il breve periodo di occupazione dell’Italia fascista tra il 1936 e il 1941. Concludo il mio primo tour nella Meskel Square, una piazza enorme dove tantissime persone si radunano per fare sport o stare in compagnia.
Ci sono tantissimi grattacieli, sia completati sia in costruzione e, a tratti, Addis si presenta come una città piuttosto ricca e moderna. Ma l’illusione inganna perché il numero di mendicanti, di senzatetto e di ragazzi di strada è molto alto.
Il giorno successivo raggiungo il Monte Entoto, a 3000 metri di altezza. Qui viveva l’imperatore Menelik II, ma su richiesta della moglie Taitu la corte e il palazzo imperiale furono spostati in fondo alla vallata. Così, verso la fine del 1800, nacque il primo insediamento di Addis Abeba, che significa “nuovo fiore” in lingua ahmarica.
Martedì 30 ottobre visito la scuola Don Bosco di Mekanissa: un complesso enorme con asilo, elementari, medie, superiori, oratorio e campi sportivi. Ogni giorno un totale di 2000 giovani affollano quest’opera meravigliosa. Resto a lungo a giocare con i più piccoli, che sono vivacissimi e affettuosi. Tanti provengono da una zona periferica molto povera e un missionario italiano, Br. Donato, da anni si prende cura di centinaia di loro, sostenendoli nel loro percorso scolastico e lavorativo. Basta passare un po’ di tempo con questi ragazzi per ricaricare le pile: i veri destinatari di ogni nostra azione e progetto devono essere loro, proprio come voleva Don Bosco!