Se nel 2012 il Cociv aveva affermato che l’amianto in Val Lemme non c’è, ora replica a Legambiente ammettendo che “dall’applicazione Arpa Geoviewer 2D è stata presa visione della carta geologica del Piemonte che indica nella zona di Voltaggio la possibile presenza di pietre verdi (zona Sestri – Voltaggio)”. È lo studio citato dall’associazione nell’articolo pubblicato da Giornale7 il 13 maggio (Legambiente: “Per l’Arpa concentrazioni di amianto nel cantiere del Terzo valico”.) dal quale emergeva che l’area dove si trova il cantiere del Terzo valico di Voltaggio è caratterizzata dalla potenziale presenza di amianto in superficie. Legambiente ricordava che lo studio “è la conferma di quello che andiamo dicendo da anni, la presenza della fibra killer in val Lemme e nel caso specifico nei pressi del cantiere operativo, area che negli ultimi 20 anni è stata movimentata infinite volte”. Nella lettera che il Cociv ha scritto al Comune di Voltaggio per rispondere su “quali siano attualmente i rischi reali e potenziali per la salute della popolazione e dei lavoratori del Terzo Valico”, cita lo studio Arpa e sostiene che nell’articolo si fa riferimento “alla presenza, presso il deposito di Voltaggio (DP04 – Ex cava Cementir), di amianto nelle terre e rocce da scavo ivi conferite, associando tale presenza al sito di produzione di Vallemme (COP1) antistante (il cantiere del Terzo valico, ndr), il quale non ha prodotto e non sta producendo materiale da scavo con presenza di amianto.
Invece al DP04 è stato conferito materiale contenente amianto sottosoglia proveniente dai seguenti siti di produzione in coerenza con quanto previsto nel Piano di Utilizzo del Terzo Valico: i cantieri COP4/COP5 Moriassi – Libarna; lavori di adeguamento viabilità (strada 161 Crenna e cantiere frana Carbonasca), cantiere COP2 Castagnola. I materiali conferiti al DP04 – spiega il Cociv – provenienti dai suddetti siti di produzione hanno sempre avuto un contenuto di amianto nel massivo ben al di sotto dei limiti di legge (mille mg/kg) e quasi sempre inferiori ai limiti di rilevabilità (120 mg/kg), mantenendo a pieno diritto la qualifica di sottoprodotto. Presso il DP04 sono in corso i monitoraggi dell’amianto aerodisperso con le cadenze previste nel Protocollo Amianto (a giorni alterni) senza che questi abbiano mai fatto registrare superamenti dei limiti consentiti“. Per il sindaco di Voltaggio, Giuseppe Benasso, la risposta di Cociv “sgombra il campo dai dubbi sollevati dall’articolo in questione” ma Legambiente ricorda che “la cartografia redatta da Arpa Piemonte è relativa alla presenza di amianto naturale laddove è insediato il cantiere COP 01 Finestra Val Lemme.
Tale mappatura conferma le informazioni in nostro possesso, le stesse che ci portarono, già nel 2012, a sollevare la questione amianto allorquando né il proponente dell’opera né il general contractor si erano premurati di prendere in considerazione il rischio amianto, prima di proseguire gli scavi interrotti nel febbraio 1998. Non abbiamo mai affermato che dalla galleria sia stato estratto materiale contenente amianto, ma abbiamo a disposizione materiale fotografico e video a riprova che parte dello smarino del Terzo Valico è stato temporaneamente depositato nel sito indicato nella cartografia di Arpa e quindi successivamente trasferito nel deposito DP04 ex cava Cementir. Ci siamo chiesti se le operazioni di deposito e successivo sgombero abbiano portato a miscelare i materiali, risultando difficoltoso, in fase successiva, distinguere i diversi strati”. L’associazione ribadisce che “la preoccupazione sulla quantità di amianto transitante sulle nostre strade e depositata presso il DP04 rimane molto alta.
Facendo dei calcoli molto prudenti e considerando che la capacità del deposito di Voltaggio negli anni scorsi è stata aumentata da 1,3 a 1,6 milioni di metri cubi, le previsioni di materiale movimentato che si deducono dal progetto e dai piani di smaltimento ci portano a stimare la quantità finale di amianto stoccato presso il deposito di Voltaggio in circa 1.600 quintali, tenuto conto della cifra, sottostimata, di 1 milione di metri cubi, sul totale, di smarino contenente amianto e del limite di fibra amiantifera, anch’esso sottostimato, di 100 mg/kg* (1 metro cubo di terra equivale approssimativamente a 1600kg, ossia 16 quintali). Ma vogliamo essere ottimisti e dimezzare? Facciamo 800 quintali di amianto su 500 mila metri cubi, sul totale, di smarino contenente amianto o addirittura dimezziamo ancora a 250 mila metri cubi di materiale di scavo contaminato sul totale di 1.6 milioni di metri cubi abbancati: si avrebbero comunque 400 quintali di amianto friabile sulle nostre strade e poi ribaltato con dispersione nell’aria nel sito dell’ex cava Cementir”.