“Non esiste alcuna soglia minima di rischio sia nell’aria che nell’acqua: l’amianto è pericoloso”. Rosi Gatti è medico di base ad Alessandria e, come pochi altri suoi colleghi che in questi anni si sono esposti, ha deciso di metterci la faccia per far sapere alla popolazione quali rischi corre con i lavori del Terzo valico e la conseguente movimentazione di amianto, come sta avvenendo da tempo. Le fibre sono state scavate in una serie di cantieri e da lì sono finite in una serie di ex cave sparse sul territorio alessandrino. Politici e tecnici rassicurano ma la medicina la pensa diversamente. Il medico è intervenuta ieri sera ad Arquata Scrivia, durante l’assemblea organizzata dai comitati No Terzo valico alla Soms, evento dal titolo eloquente, “Per non morire d’amianto”.

La dottoressa Rosi Gatti
La dottoressa Rosi Gatti (foto dal sito www.alessandriainmovimento.info )

“Non mi schiero pro o contro l’opera in sé – spiega la dottoressa Gatti – ma faccio solo un’analisi della situazione ambientale del nostro territorio. L’aria non è affatto buona già adesso a causa di tanti tipi di inquinamento, come dimostrano la troppe patologie riscontrate. Immettervi altre fibre di amianto aumenta il rischio di contrarre malattie per tutti, sia per gli operai dei cantieri sia per chi abita vicino alle cave di deposito ma non solo: le fibre di amianto si disperdono e possono finire ovunque, causando malattie come l’asbestosi e il mesotelioma. Oltretutto – continua Rosi Gatti – come è successo per decenni a Casale Monferrato, queste fibre finiscono nei vestiti utilizzati dagli operai e possono essere respirate da chi lava questi capi. Non devo certo essere io a dire se i lavori del Terzo valico vadano fermati o meno ma la situazione, in presenza di rocce contenenti amianto, è questa”.

– Gli entri preposti ai controlli, Arpa, Asl, Provincia e i sostenitori del Terzo valico, a cominciare dal commissario straordinario, Iolanda Romano, si fanno forza del fatto che finora la quantità di amianto riscontrata nell’aria vicino ai cantieri e ai siti di deposito dello smarino è sempre inferiore a una fibra per litro, quindi sotto il limite di legge. Si può stare davvero tranquilli?

Non esiste nessuna dose minima di amianto – risponde il medico – che possa garantire di non ammalarsi se si viene a contatto con questo minerale. Basta respirare una sola fibra o anche ingerirla se si beve acqua contenente amianto: se questa si ferma nell’intestino possono esserci conseguenze negative eccome”.

L'incontro sulla gestione dell'amianto del Terzo valico ad Alessandria
L’incontro sulla gestione dell’amianto del Terzo valico ad Alessandria

– Nell’incontro di giovedì scorso ad Alessandria promosso dal commissario Romano, Massimo D’Angelo, direttore Centro Sanitario Regionale Amianto dell’Asl, ha affermato che per contrarre il mesotelioma serve un’esposizione continua all’amianto e che quindi non è corretto dire che basta respirare una fibra per morire. Chi ha ragione?

“Sono d’accordo sul fatto che una maggiore esposizione nel tempo all’amianto dia maggiori probabilità di ammalarsi ma ribadisco che non esiste affatto nessuna dose minima garantita. Con il Terzo valico e l’escavazione di rocce amiantifere il pericolo aumenta per tutti”.

La politica continuerà a fidarsi del Cociv e a far finta di nulla sul metodo utilizzato attualmente dal consorzio per il campionamento dell’amianto nelle rocce, che ha margini di errore fino al 90%, secondo l’Arpa e il ministero dell’Ambiente?