Le garanzie richieste non ci sono: non firmiamo nessun documento”. Il Consiglio delle Aree protette dell’Appennino Piemontese ha votato la proposta del presidente Dino Bianchi di non sottoscrivere la convenzione sul centro di documentazione della Benedicta, già approvata dalla Provincia e rispetto alla quale si sono detti a favore l’Unione Montana dal Tobbio al Colma e il Comune di Bosio. Proprio nei confronti di questi amministratori e della loro precedente posizione si sono concentrate in parte le parole di Bianchi. “Proprio in questa sala – ha spiegato lunedì durante la seduta del Consiglio a Bosio – il presidente dell’Unione Franco Ravera aveva detto esplicitamente che avrebbe firmato la convenzione solo dopo che sarebbero stati forniti chiarimenti rispetto ai costi della gestione e della manutenzione del centro di documentazione nonché dei ruderi della Benedicta. Nelle settimane scorse abbiamo invece appreso dai giornali che sia l’Unione che il Comune hanno intenzione di approvare così com’è, cioè senza quelle garanzie, il documento. Regione e Provincia non hanno voluto ascoltare le nostre proposte di modifica. Per cui la convenzione non deve essere firmata. L’ente resta disponibile a collaborare con l’associazione Memoria delle Benedicta per le visite al sacrario, come ha sempre fatto”.

Il pubblico presente l’8 aprile alla commemorazione della Benedicta

Il centro di documentazione, che avrà un costo complessivo di 1,5 milioni di euro, secondo la Regione sarà una sorta di sala polifunzionale dove svolgere eventi e conoscere la storia della Resistenza e della civiltà contadina di Capanne di Marcarolo attraverso documenti e video reperibili grazie al collegamento con biblioteche e istituti storici italiani e stranieri. Costato finora 810 mila euro per il primo lotto, servono altri 750 mila euro, già stanziati da Regione e Provincia. I lavori, fermi dal 2013, dovrebbero riprendere il prossimo anno. Resta però un’altra ombra sulla vicenda. Come ha sottolineato Mario Bavastro, consigliere del Parco in rappresentanza delle associazioni ambientaliste, Legambiente dal 2 febbraio attende di avere copia del progetto dell’edificio: “Invece dei trenta giorni di legge ne sono passati più di sessanta senza che il Comune di Bosio abbia fornito i documenti. Per questo ci siamo rivolti al prefetto. Dopodichè dal municipio ci hanno fatto sapere che ci vuole ancora un po’ di tempo poiché si tratta di “documenti complessi”, quando in realtà basta copiare un cd. C’è da chiedersi se non ci sia davvero qualcosa da nascondere”.