Quasi 11 mila firme on line per la petizione con la quale si chiede di fermare il piano di controllo straordinario dei caprioli in provincia di Alessandria. L’iniziativa è partita da Novara, precisamente dal rifugio Miletta di Agrate Conturbia, gestito da un’associazione animalista. Per i promotori, i mille caprioli indicati nel piano (per ora solo presentato dalla Provincia alla Regione e quindi non ancora operativo) non devono essere abbattuti.

Sul sito change.org, si può leggere il testo della petizione: “Ultima dichiarazione di guerra da parte delle autorità deputate alla gestione della fauna selvatica, definita per legge “patrimonio dello stato” e dunque patrimonio di ogni singolo cittadino, contro i caprioli della provincia di Alessandria, accusati di danneggiare le coltivazioni. Gianfranco Baldi, presidente della provincia, chiede un piano straordinario di abbattimento per mille caprioli! Atto ignobile quanto inutile. Chiedi anche tu di non voler considerare lecita e attuabile, per motivi etici e per comprovata inutilità, la proposta del Presidente della provincia di Alessandria. Da sempre, infatti, la gestione della fauna selvatica è avvenuta attraverso piani di abbattimento che non hanno mai risolto il problema della coabitazione degli animali selvatici con gli insediamenti umani”.

Danni ai vigneti causati dagli ungulati

Parole forti, che hanno attirato l’attenzione di tantissime persone vicine al mondo degli animali ma il problema per gli agricoltori resta: quest’anno ci sono stati viticoltori con 40 mila euro di danni e lo Stato risarcisce solo, al massimo, 15 mila euro in tre anni. Una situazione insostenibile che ha portato all’esasperazione il settore agricolo, prima vittima di una gestione della fauna selvatica non adeguata, secondo alcuni troppo favorevole ai cacciatori e ai loro interessi, visto che sono proprio gli appassionati della caccia, in molti casi, a portare cibo in inverno ai cinghiali nei boschi. La Provincia intende andare avanti nel confronto con associazioni venatorie e agricole e con la Regione per valutare al meglio i dati tecnici raccolti per la redazione del piano, che si aggiunge agli abbattimenti che ogni anno vengono svolti dagli Ambiti territoriali di caccia, evidentemente con risultati non adeguati.