Il Consiglio comunale di Carrega con i sindaci e gli esponenti politici intervenuti

Dal 2022 a oggi, 29 giugno, la strada 147 è rimasta chiusa per 905 giorni e solo per 245 gli abitanti di Carrega hanno potuto scendere a Cabella Ligure, ad Arquata Scrivia o a Novi Ligure per lavorare, farsi curare, fare acquisti. In sostanza, per vivere. La gestione del sistema di sicurezza del tratto della provinciale a valle di Connio da parte della Provincia è tutta in questi numeri, indicati nella delibera approvata stamattina all’unanimità dal Consiglio comunale, in seduta aperta nel piazzale della chiesa, con la quale si chiede lo scioglimento del Consiglio provinciale per la mancata erogazione dei servizi essenziali ai cittadini del paese dell’alta Val Borbera.

La rabbia di questi orgogliosi “montagnini” è sintetizzata nei cartelli affissi ai cancelli e alle sbarre del tratto chiuso nuovamente dal 16 aprile dalla Provincia per il presunto pericolo di nuove cadute di massi, nonostante la presenza di reti metalliche e sensori installati proprio per indicare i movimenti del versante e quindi chiudere automaticamente la strada. Un sistema costato oltre 1 milione di euro, rivelatosi inadeguato. Nel mirino dei cittadini il presidente della Provincia, Luigi Benzi, accusato, tra l’altro di farsi intervistare su Carrega dai mass media senza contraddittorio anziché parlare con gli abitanti (“ti aspettiamo a braccia aperte”), e l’assessore regionale Enrico Bussalino, (“sei ancora della Val Borbera o pensi al cadreghino?”).

Al Consiglio comunale il sindaco Luca Silvestri aveva invitato i parlamentari della provincia insieme ai consiglieri regionali: si sono solo presentati Pasquale Coluccio (M5s), all’opposizione in Regione, a Roberto Scifò (Pd), in minoranza in Provincia. Entrambi presenteranno interrogazioni in questi giorni a Torino e Alessandria. Presenti anche gli amministratori dei Comuni di Borghetto Borbera e Mongiardino, oltre al sindaco di Fascia (Genova). Inoltre, il comandante della compagnia carabinieri di Novi Ligure e alcuni agenti della Digos.

Il folto pubblico presente ha sostenuto apertamente la delibera proposta dall’amministrazione comunale, mostrando la sua rabbia per i tempi ormai troppo lunghi delle chiusure della strada: la Provincia, non avendo messo a bilancio le risorse per mantenere il tratto di strada, ha violato vari articoli della Costituzione riferiti, tra l’altro, ai diritti alla salute, al diritto di voto, all’istruzione, al lavoro. Da qui la richiesta di sciogliere il Consiglio provinciale e commissariare quindi la Provincia per mancato rispetto delle disposizioni del Testo unico degli enti locali, richiesta inviata al prefetto di Alessandria.

Il sindaco, dopo la contestazione, proprio da parte del prefetto, dell’ordinanza del 21 giugno che riapriva la strada, ieri, 28 giugno, ha ordinato alla Provincia di riaprire la strada poiché ai cittadini non è garantita la sicurezza né il diritto all’assistenza medica. Domani si vedrà cosa farà Palazzo Ghilini.