PRECISAZIONE: L’azienda Scarpe&Scarpe precisa che il punto vendita riaprirà regolarmente non appena sarà dato il via libera dal governo. “Già dalla fine del mese di febbraio si sono registrate flessioni negli ingressi dei punti vendita e un deciso calo delle vendite nell’ordine dell’80%. La chiusura dei 154 negozi Scarpe&Scarpe in tutta Italia a partire dall’8 marzo, e pertanto l’azzeramento degli ingressi da parte dei clienti, ha inevitabilmente portato ad un conseguente azzeramento del fatturato e dei flussi di cassa”.

il negozio della catena Scarpe&Scarpe della galleria del centro commerciale Serravalle di Serravalle Scrivia è chiuso. L’azienda, che in tutto il Piemonte occupa 427 lavoratori, ha presentato istanza di concordato preventivo al tribunale fallimentare. Da febbraio i lavoratori non percepiscono lo stipendio e la società ha richiesto al Ministero dello Sviluppo economico (Mise) di accedere alla cassa integrazione in deroga e si è resa disponibile a incontri periodici con le organizzazioni sindacali per valutare l’evoluzione della situazione. È quanto è emerso dal tavolo di crisi che si è svolto in video conferenza al Mise. I sindacati hanno espresso preoccupazione per il futuro dei lavoratori, auspicando che si trovi una rapida soluzione per il pagamento degli stipendi e per l’eventuale continuità aziendale. «La Regione – spiega l’assessore regionale al Lavoro, Elena Chiorino – intende impegnarsi al massimo per tutelare i lavoratori piemontesi di “Scarpe&Scarpe”, attivando tutti gli strumenti a disposizione per tentare di individuare ogni strada percorribile, con l’azienda e i sindacati, per non perdere questa importante realtà imprenditoriale”. Nella galleria dell’Iper anche un altro importante punto vendita, la Conbipel, ha fatto la stessa richiesta. Nulla a che vedere con la crisi innescata dal Covid 19, che sta invece tagliando le gambe ai ventuno negozi della galleria. Le attività, da quando è scattato il lockdown, sono state infatti costrette a chiudere temporaneamente oppure hanno visto crollare il volume di affari.

Tutto ciò a fronte di affitti che, se sono stati sostenibili fino a gennaio, con l’emergenza sanitaria si sono rivelati eccessivi rispetto ai ricavi, inesistenti o ridotti ai minimi termini. Le cifre mensili vanno da 10 mila a 25 mila euro, calcolate anche in base al numero di ingressi annui previsto. La proprietà della galleria, la società G.C. Serravalle, si è limitata a proporre il pagamento mensile anziché in un’unica tranche trimestrale degli affitti di aprile, maggio e giugno. Inoltre, per il solo mese di aprile, il pagamento può essere effettuato entro il primo settembre. Per le altre due mensilità, la scadenza sarà il primo del mese. Per le mensilità di luglio, agosto e settembre, invece, non è prevista alcuna deroga. Proposta irricevibile per i commercianti, che temono per il futuro delle loro attività per la drastica riduzione degli incassi mentre ci sono da pagare stipendi, contributi previdenziali e altre spese. Gli aiuti dallo Stato evidentemente non bastano e in ballo ci sono circa centoventi posti di lavoro tra negozi di abbigliamento e calzature, erboristerie, oreficerie, telefonia, occhiali e molti altri generi, con marchi famosi come Gioielli di Valenza, Erbaflor, Ottica Reverchon, Pinalli profumerie. I titolari dei negozi hanno quindi chiesto una riduzione del canone per un anno, quando si spera sia davvero conclusa l’emergenza. Intanto attendono di capire cosa succederà il 4 maggio.