Affidereste la cura della pandemia a dei non medici? È la domanda che ha posto ai colleghi la consigliera regionale Sarah Disabato durante in dibattito in Consiglio regionale sugli ungulati e in particolare sui troppi cinghiali. Infatti, i piani di abbattimento vengono affidati a cacciatori volontari, ha spiegato l’esponente 5 stelle, ormai da decenni, senza che il problema della proliferazione venga risolto, anzi. Secondo i numeri presentati dal Pd, confrontando i primi cinque mesi del 2021 con l’annualità 2020, si rileva come, su base mensile, il numero di richieste di indennizzo per danni da fauna selvatica presentate dalle imprese agricole piemontesi sia cresciuto del 63%. L’assemblea, alla fine, ha votato due ordini del giorno con i quali si impegna la Giunta Cirio ad aumentare il numero di cinghiali da abbattere attraverso l’impiego di nuove figure, solo in parte guardie venatorie provinciali. In sostanza, l’eliminazione del problema viene sempre più affidato ai cacciatori. “Si punta sempre a risolvere il problema della fauna selvatica sparando – ha detto Disabato – ma fra qualche anno scopriremo che la questione non sarà risolta e che i danni alle coltivazioni saranno cresciuti. L’argomento viene sempre affrontato in maniera non scientifica”. Per esempio, sugli incidenti stradali la consigliera ha ricordato che nell’Unione Europea “si valuta il perché gli animali si trovano sulle strade: magari sono messi in fuga dai cacciatori oppure cercano cibo e sono nel periodo della riproduzione e quindi vanno in dispersione.

cacciatori

Vengono coinvolti gli scienziati senza pensare solo alla caccia, installando piuttosto dei dissuasori e organizzando dei monitoraggi della specie coinvolta. Oltre a sensibilizzare la popolazione”. Inoltre, “c’è una mappatura degli incidenti causati dalla fauna in Piemonte? Sarebbe importante capire dove accadono maggiormente. Se un territorio è frammentato dalle strade, non servono chissà quanti animali: ne basta uno per causare l’incidente”. Sugli abbattimenti l’esponente dei 5 stelle ha ricordato ai colleghi dell’assemblea: “La vostra è una tesi ideologica che non risolve nulla: gli abbattimenti si fanno quando ci sono tanti ungulati nei boschi, dove non creano danni, facendoli fuggire così nei campi privi di protezione e di dissuasori. Il problema non è numerico. Ora si punta a far entrare del personale volontario nelle squadre incaricate degli abbattimenti, personale che difficilmente potrà rispettare i pareri dell’Ispra sull’abbattimento di certi animali poiché non è preparato. È come se affidassimo la cura del Covid a personale non medico. Tutto ciò mentre il numero di animali continua a crescere e le guardie faunistiche delle province, invece, scendono”. Disabato ha proposto inutilmente di ascoltare in Commissione esperti e scienziati.