Tutto fermo in Piemonte per i vaccini alle persone fragili? La domanda arriva dal Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale, Raffaele Gallo. “Il 15 marzo – spiega – la nostra Regione ha dato il via alla registrazione di quei pazienti che per gravi patologie avrebbero dovuto essere vaccinati con priorità assoluta, tra i quali venivano indicati malati oncologici, portatori di gravissime patologie epatiche, cardiologiche, autoimmuni, neurologiche. Ma ad oggi ci risulta che soltanto alcune Regioni (Lazio, Toscana, Veneto, Sardegna, Sicilia e Calabria) si siano attivate per somministrare i vaccini a queste persone e che Valle d’Aosta e Molise si stiano attivando. E il Piemonte che cosa sta facendo?”. “Ribadisco, inoltre, che secondo le indicazioni della Federazione oncologi, cardiologi e ematologi (Foce) Lazio, Veneto e Calabria stanno completando la vaccinazione dei malati fragili e hanno già messo in sicurezza 11.000 malati di cancro, mentre il Piemonte non è nemmeno partito. E’ arrivato il momento di accelerare con la campagna vaccinale e di farlo con le giuste priorità e le giuste attenzioni per le fasce più vulnerabili”, conclude Raffaele Gallo. Nel corso dell’ultima seduta della Commissione Sanità del Consiglio regionale, presieduta da Alessandro Stecco, si è parlato dell’evoluzione del sistema epidemiologico regionale e della campagna vaccinale. Come fa sapere la Regione, nel corso della seduta il capo di Gabinetto del presidente della Giunta, Gian Luca Vignale, ha illustrato i dati relativi alla progressione del Piano vaccinale piemontese, che si attesta attualmente sulle 700mila dosi complessive somministrate, evidenziando – tra l’altro – che “l’attività vaccinale continua anche per il personale medico-sanitario che all’inizio della campagna non intese vaccinarsi”.
Pietro Presti, consulente strategico del presidente della Giunta per l’emergenza Covid, ha spiegato che “a breve raggiungeremo l’obiettivo delle 20mila somministrazioni giornaliere, che costituisce un punto di partenza e non di arrivo, in quanto la Regione ha deciso di far proprio il principio di somministrare il maggior numero di dosi possibili nel minor tempo possibile. I dati del 23 marzo, all’aggiornamento serale, ci davano un utilizzo di oltre l’87% delle dosi in giacenza prima delle nuove consegne che ci permettono una copertura a breve termine rispetto alla nostra reale necessità di dosi”. Molti gli interrogativi posti dai consiglieri regionali. Rispondendo a Carlo Riva Vercellotti (Fi) sui tempi dell’annunciata fornitura di 500mila dosi giornaliere nazionali, Vignale ha commentato che “al momento si tratta di annunci giornalistici perché il Piemonte ha indicazioni puntuali, di settimana in settimana, sulle consegne imminenti”. Circa il reclutamento dei medici di medicina generale e dei medici in pensione, chiesto da Sarah Disabato (M5s) e Domenico Rossi, intervenuto per il Pd con Alberto Avetta, Vignale ha risposto che “hanno aderito sinora oltre 800 medici di medicina generale per vaccinare nei centri allestiti dalle Asl e circa 450 medici hanno dato disponibilità a vaccinare nel proprio studio, forse già dalla prossima settimana, gli over 75”. Antonio Rinaudo, commissario dell’Area giuridico-amministrativa dell’Unità di crisi della Regione, ha invece sottolineato che “uno dei limiti che trattiene il personale medico e sanitario in quiescienza dall’aderire alla campagna vaccinale è il fatto che, venendo a percepire una retribuzione, si vedono sospendere l’erogazione della pensione come previsto dall’articolo 3 bis della legge di conversione del decreto legge 2/2021”.
Rispondendo a Francesca Frediani (M4o) sulle vaccinazioni nelle carceri Rinaudo ha spiegato che “i detenuti per ora non rientrano nelle categorie prioritarie, a meno che non si verifichino focolai nelle carceri, ma tutte le persone private della libertà che rientrano nelle categorie che devono essere vaccinate, lo ottengono come tutti gli altri cittadini”. Al presidente Stecco, intervenuto per la Lega con Gianluca Gavazza e Valter Marin, Rinaudo ha dichiarato che “l’operatore medico-sanitario che abbia rifiutato il vaccino e risulti aver causato un focolaio nella struttura in cui opera potrebbe rischiare di essere demansionato perché privo dei requisiti per operare in sicurezza” e ha richiamato al riguardo la normativa prevista dal decreto legislativo 81/2008.
Rispondendo a Marco Grimaldi (Luv) e a Silvio Magliano (Moderati) sulla possibilità di ampliare la platea di possibili vaccinatori Gianfranco Zulian, responsabile del Settore Emergenza Covid dell’Assessorato alla Sanità, ha sottolineato “il nobile intento contenuto nel ‘Decreto sostegni’, anche se la possibilità che il fatto che si possa vaccinare indipendentemente dalla presenza del medico potrebbe sollevare elementi critici che si auspica siano rivisti in sede di conversione in legge”. “L’Unità di crisi segnala all’Autorità giudiziaria ai Nas tutti i casi di ‘furbetti del vaccino’ di cui viene a conoscenza e che gli vengono comunicati. È fermamente deciso a perseguire tutti i soggetti che, sfruttando la normativa pregressa, abbiano inserito nell’elenco delle persone da vaccinare chi non ne aveva il diritto”. E’ quanto ha dichiarato Rinaudo rispondendo alla consigliera Monica Canalis (Pd).