Dalla Val Borbera al Centrafrica l’avventura di Enrico Massone

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Enrico Massone in Centrafrica

Un filo d’amore e di solidarietà lega il piccolo centro di Pallavicino, in Val Borbera, con la Repubblica Centrafricana.

Il trait d’union si chiama Enrico Massone, 57 anni, piccolo imprenditore edile che da oltre 20 anni divide la sua attività con il volontariato che presta nelle 5 missioni gestite in Africa dai padri carmelitani di Arenzano costruendo pozzi, acquedotti, dispensari e piccoli ospedali.

“Il mio legame con i padri carmelitani liguri risale a quando ero bambino – racconta Massone – e conobbi al santuario di Arenzano, Padre Anastasio, col quale sono rimasto sempre in contatto. Conobbi quindi la realtà del Centrafrica che è uno degli stati più poveri al mondo. La prima volta che decisi di andarci fu nel 1987 e da allora cerco sempre di trascorrervi almeno 2 mesi all’anno, preferibilmente in inverno, quando la mia attività in Italia si ferma”-.

Enrico Massone smette quindi i panni di imprenditore nel suo territorio d’origine, per andare a insegnare come si costruisce qualcosa di importante, impugnando la cazzuola e il secchio di calce, senza risparmiarsi, sotto il cocente sole equatoriale. Nei mesi antecedenti alla missione, grazie a una rete di solidarietà, vengono inviati 2 – 3 container all’anno, pieni di attrezzi e del necessario per costruire, poiché sul posto è quasi impossibile reperirlo.

“Anche durante l’anno, seguo costantemente lo sviluppo dei lavori – prosegue – perché i ragazzi del posto hanno tanta voglia di lavorare e mi inviano periodicamente le foto delle opere avviate. All’inizio di quest’anno in particolare, abbiamo cominciato, e siamo già a buon punto, un centro agropastorale grazie al finanziamento dell’uno per mille alla Chiesa cattolica. Sottolineo che non vengono attuate solo costruzioni fini a se stesse. Cerco infatti, con la pratica, di insegnare il mio lavoro ai giovani africani. Il centro agropastorale che sorgerà vicino alla capitale, Bangui, ospiterà anche una scuola per la didattica, una stalla per l’allevamento di bovini da latte, un laboratorio e una chiesa. Il nostro lavoro è rivolto anche a dare asilo ai profughi, trovandoci in zone di guerra. Per un anno e mezzo, in passato, ne abbiamo ospitati circa 10 mila”-.