Il Movimento 5 stelle ha presentato ai Consigli comunali di Novi Ligure e Alessandria una mozione che, se approvata dalle assemblee cittadine, impegna il sindaco “a esprimere la propria contrarietà a proporre il territorio comunale come sito candidato alla localizzazione deposito unico nazionale”. Questo perché “5 su 12 aree considerate “molto buone” insistono sul territorio alessandrino, territorio che ha enormi problemi pregressi legati all’impatto epidemiologico di altri depositi e di siti industriali, partendo da Acna a Eternit passando per le discariche e impianti industriali che insistono sulla medesima falda ed area fortemente popolata. Considerato che il piano non prende in considerazione le aree di falda profonda ma solo le aree di ricarica di falda nel preappennino tanto meno l’alta densità abitativa dell’area”. La mozione ricorda anche che esiste una procedura di infrazione da parte della Commissione europea nei confronti dell’Italia per i ritardi nella realizzazione del deposito nazionale. Intanto, Legambiente Ovadese e il Comitato di vigilanza sul nucleare ricordano che dopo a pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee a ospitare il Deposito nazionale nucleare (Cnapi), sono previsti quattro mesi per valutare i singoli siti individuati. Un periodo nel quale “associazioni e cittadini potranno dire la loro sulle aree individuate, capire perché sono state scelte, proporre osservazioni e partecipare quindi alla prevista consultazione pubblica”.
Sul territorio alessandrino sono sei i siti: Alessandria-Castelletto Monferrato-Quargnento, Fubine-Quargnento, Alessandria-Oviglio, Bosco Marengo-Frugarolo, Bosco Marengo-Novi Ligure, Castelnuovo Bormida-Sezzadio. In tutto il Piemonte 8, in tutta Italia 67. “Che i siti di Saluggia, di Trino e molti altri, come Bosco Marengo e Tortona, in cui da decenni sono “temporaneamente” stoccate le scorie radioattive italiane, non siano idonei ad ospitarle, è noto da tempo – sostengono Legambiente e il Comitato-. Perlomeno: è noto alle associazioni ambientaliste e ai comitati, soprattutto nel Vercellese e in provincia di Alessandria, che da decenni premono affinché il nostro Paese individui un luogo “meno inidoneo” in cui immagazzinarle. Anche il “Programma Nazionale di gestione delle scorie radioattive” è noto e pubblicato da tempo. Cinque anni fa la Sogin – la società di Stato che ha il compito di gestire l’«eredità nucleare» italiana – aveva ricevuto l’incarico di predisporre la CNAPI, sulla base di criteri scientifici redatti da Ispra”. La Carta, ricordano Legambiente e il Comitato, “era pronta da tempo: ma siccome continuava ad essere secretata e a prender polvere nei cassetti dei Ministeri, alla fine del 2020 le associazioni e i comitati ambientalisti dei territori di Vercelli e di Alessandria hanno intensificato le pressioni sui Ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico affinché dessero il nulla osta alla pubblicazione. Non altrettanto impegno c’è stato da parte delle Amministrazioni comunali, sicuramente più interessate a farsi erogare dallo Stato le “compensazioni” che a sollecitare l’attuazione del Programma. Il 5 gennaio 2021, la Carta è stata finalmente pubblicata. Le aree individuate sono 67, e il Programma prevede ora alcuni mesi di consultazione dei territori. Siamo quindi solo all’inizio dell’iter, ma un primo passo è stato fatto. Si apre ora la fase importante della valutazione da parte di associazioni e cittadini. Di lavoro nell’alessandrino ce ne sarà parecchio, visto l’inspiegabile elevato numero di siti individuati”.