Il presidio dei lavoratori delle aziende Lazzaro a Castelnuovo Scrivia, nel 2012 (foto da Facebook)

Pretendevano 1,5 milioni di euro da lavoratori e sindacalisti, invece dovranno pagare a questi ultimi 30 mila euro. I titolari delle aziende agricole Lazzaro di Castelnuovo Scrivia, Bruno e Mauro Lazzaro, hanno preso una vera e propria batosta dal tribunale civile di Alessandria. Chiedevano un maxi risarcimento a carico di una trentina di lavoratori, sindacalisti e cittadini che nel 2012 si erano ribellati alle condizioni di lavoro praticate nelle loro aziende: “Fino a 13 ore al giorno nei campi a raccogliere ortaggi senza essere pagati per dei mesi”, ricordano dal Presidio permanente di Castelnuovo Scrivia, associazione nata proprio in seguito a quella vicenda. Di fronte a quelle condizioni inaccettabili, i lavoratori incrociarono le braccia e allestirono un presidio di tende ai bordi della statale, che durò tre mesi, attuando un boicottaggio dei supermercati Bennet, acquirenti dai Lazzaro, e opponendosi all’utilizzo dei lavoratori di una cooperativa, in tutto questo sostenuti da decine di cittadini e solidali. I Lazzaro chiedevano i danni ai lavoratori e ai sindacalisti poiché secondo loro durante la protesta “erano stati commessi diversi illeciti consistenti in blocchi stradali, invasione dei campi e impedimento della prestazione d’opera di altri lavoratori. Le operazioni nei campi venivano sistematicamente impedite dai sindacalisti e dai braccianti extracomunitari, i quali formavano catene umane atte a circondare a distanza ravvicinata i lavoratori impegnati nella raccolta, giungendo perfino a pestare loro le mani, oltre agli ortaggi sul terreno”.

Un’immagine del presidio contro i Lazzaro nel 2012

I titolari delle aziende hanno evidenziato una perdita di coltivazione per 662.886 euro e perdita di fatturato, per 870.799 euro dovuta essenzialmente alla perdita del loro maggior cliente, la catena commerciale “Bennet”, a causa del volantinaggio organizzato dai lavoratori per boicottare la catena ma anche per l’impossibilità della consegna delle merci. Il giudice ha scritto però a chiare lettere che i Lazzaro “non sono stati in grado di fornire adeguata e sufficiente prova di tutti gli elementi costitutivi dell’illecito civile, dedotto a fondamento dell’obbligazione risarcitoria”. Nella sentenza, sottolineano dal Presidio permanente, “oltre a non ritenere non dimostrati i danni lamentati dai Lazzaro, ciò che più rileva, è il riconoscimento della liceità delle manifestazioni di protesta che, sempre secondo la magistratura, rientrano nel legittimo esercizio del diritto di sciopero, e, pertanto, non solo non sono sanzionabili, ma vanno tutelate, nel rispetto dei principi stabiliti dalla Costituzione. La sentenza, tra l’altro, prevede anche la condanna dei Lazzaro a rifondere, a favore degli avvocati della difesa, le spese processuali e di lite per la somma di 30 mila euro”. I Lazzaro devono inoltre ancora 400 mila euro ai lavoratori per salari arretrati, come stabilito da una sentenza passata in giudicato con la quale Bruno Lazzaro e Mauro Lazzaro, con l’impiegata Iliana Battistuta hanno patteggiato per reati quali maltrattamento e favoreggiamento della permanenza di lavoratori stranieri. Per i due Lazzaro la condanna è stata di 1 anno e 7 mesi, per l’impiegata 1 anno e 3 mesi, con la condizionale. “400 mila euro – concludono dal Presidio – ai quali non intendiamo rinunciare, nonostante strategie e furbizie messe in campo dai Lazzaro e dai loro sodali”.