Secondo Vannia Gava, Sottosegretario di Stato al Ministero della Transizione Ecologica ed esponente della Lega, il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi “rappresenta un’occasione unica per lo sviluppo sociale ed economico del territorio che deciderà di ospitarla”. Ieri, 24 novembre, si è concluso con la sessione plenaria il seminario nazionale iniziato il 7 settembre scorso, con il quale Sogin, società pubblica incaricata di realizzare la struttura da 150 ettari, si è confrontata con cittadini, associazioni ed enti pubblici sulla localizzazione del deposito. A livello nazionale, fa sapere Sogin, sono stati oltre 160 i partecipanti con circa 200 domande formulate, “che hanno ricevuto tutte una risposta, o per iscritto o in forma orale durante la diretta”. Come è noto, in provincia di Alessandria sono stati previsti provvisoriamente sei siti (AL-8 tra Alessandria, Castelletto Monferrato e Quargnento; AL-14 tra Alessandria, Fubine e Quargnento; AL-3 tra Alessandria e Oviglio; AL-2 tra Alessandria, Bosco Marengo e Frugarolo; AL-1 tra Alessandria, Bosco Marengo e Novi Ligure; Al-13 tra Castelnuovo Bormida e Sezzadio), tutti bocciati dal territorio, dalla Regione e dalla Provincia poiché interessati o dalla presenza di falde acquifere sotterranee che rischiano di finire a contatto con il deposito o di aree tutelare come il sito Unesco o, infine, dalla presenza di industrie a rischio di incidente rilevante come la Solvay di Spinetta Marengo.
Il 15 dicembre saranno pubblicati gli atti del seminario che chiudono i lavori e si aprirà quindi la seconda fase della consultazione pubblica che, ricorda Sogin, “durerà trenta giorni, durante la quale potranno essere inviate eventuali altre osservazioni e proposte tecniche finalizzate alla predisposizione della proposta di Carta Nazionale Aree Idonee (CNAI), che terrà conto dei contributi emersi nelle diverse fasi della Consultazione Pubblica. Al termine di questa fase, con la pubblicazione della CNAI, le Regioni e gli Enti locali potranno esprimere le proprie manifestazioni d’interesse, non vincolanti, ad approfondire ulteriormente l’argomento”. Vannia Gava ha affermato: “Il seminario nazionale, tappa fondamentale della prima fase della localizzazione del Deposito Nazionale, è stato un momento significativo di corretto confronto democratico con tutti gli attori interessati alla realizzazione dell’opera. I lavori si sono svolti nella massima trasparenza e hanno permesso di spiegare le ragioni per cui l’Italia, come avviene nel resto d’Europa, debba farsi carico di una gestione in sicurezza dei propri rifiuti radioattivi. Le esperienze all’estero – ha concluso – testimoniano che infrastrutture analoghe a quella che dobbiamo realizzare nel nostro paese rappresentano un’occasione unica per lo sviluppo sociale ed economico del territorio che deciderà di ospitarla”. Parole che cozzano contro il quadro descritto dal molti sindaci alessandrini che temono, con la costruzione del deposito, l’ulteriore stravolgimento di un territorio che sta cercando di far conoscere le tante attrattive turistiche e culturali che già possiede, a cominciare da Santa Croce a Bosco Marengo e dalle colline del Monferrato, e che ha già dato molto in termini ambientali.