Riceviamo e pubblichiamo:

Non basta la nevicata tra fine gennaio e inizio febbraio a salvare la stagione dello sci tra Pian del Poggio (1335 metri di altitudine) e il Monte Chiappo (1700 metri), perché la poca neve scesa è durata non più di una decina di giorni a causa dell’innalzamento delle temperature e del vento di scirocco proveniente dal mare. Negli ultimi 120 anni la temperatura sulle Alpi e sugli Appennini è cresciuta a una media due volte più alta rispetto a quella della pianura, con un aumento di ben 2 gradi centigradi. Una tendenza destinata a peggiorare visto che non sarà possibile rispettare gli obiettivi di contenimento dell’aumento della temperatura a livello globale. La situazione appare ancora più compromessa sugli Appennini, in relazione alle altitudini inferiori, con temperature più alte e minori precipitazioni. Non è più sostenibile pensare ad un Appennino “artificiale” per prolungare l’agonia del settore dello sci, che non sarà più redditizio, non solo per il clima mutato, ma anche per i costi dell’energia e per la scarsità di acqua. Prima si prende coscienza del problema e più tempo ci sarà per ripensare un diverso modello economico e di vita per l’Appennino. A fronte di queste considerazioni risulta incomprensibile e paradossale la decisione della giunta del Comune di Santa Margherita Staffora che, il 2 dicembre 2022, approvando la delibera n. 69, ha ribadito la volontà di eseguire un intervento di “parziale innevamento programmato del comprensorio sciistico di Pian del Poggio di proprietà comunale”, con un importo complessivo di 128.000 euro, di cui 116.000 a carico della Comunità Montana.

Un’altra immagine degli impianti di Pian del Poggio

Nella delibera non si indica quanti generatori mobili saranno acquistati e installati, non si specifica dove verrà prelevata l’acqua, né se verrà costruito un bacino di accumulo. Questi impianti, oltre ad avere notevoli costi di realizzazione, comportano un grande consumo di energia e di acqua, che viene sottratta ad altri usi prioritari. Una scelta che ci appare improntata più a negare che ad accettare un principio di realtà (la crisi climatica), che ha ormai la forza dell’evidenza. Il Monte Chiappo, confine naturale tra le Quattro Province, punto di snodo per la Via del Sale, può svolgere la funzione di catalizzatore per il cambiamento, a favore di quanti vorrebbero frequentare i sentieri, con lentezza e responsabilità. La richiesta di turismo lento è in forte espansione come testimoniato dal grande successo dei cammini di lunga percorrenza ed anche su questi territori potrebbe avvenire, generando nuove opportunità non solo economiche ma anche sociali e imprenditoriali. Per far sì che ciò divenga realtà tangibile è necessario superare le contraddizioni più evidenti, liberando innanzitutto il territorio delle Quattro Province dall’asfissiante presenza di mezzi motorizzati che imperversano indisturbati sui sentieri. Auspichiamo che l’amministrazione comunale di Santa Margherita Staffora, la Comunità Montana dell’Oltrepò Pavese, sappiano riconsiderare le priorità di sviluppo turistico del territorio.

Forum Sentieri Vivi 4P

Il gestore dell’impianto di Pian del Poggio scrive: “Dal 2018 abbiamo in gestione l’impianto e il comprensorio sciistico di Pian del Poggio. Abbiamo messo in atto sin da subito un progetto di destagionalizzazione in modo da per lavorare anche nella stagione estiva. Siamo in prima fila per la tutela del territorio e delle “nostre montagne”.
Abbiamo costantemente personale sulle piste e nei boschi per ripristinare i “disastri” che madre natura ultimamente ci infligge, fortissime precipitazioni, tempeste e trombe d’aria.
Una collaborazione costante con gli enti pubblici per salvaguardare il nostro territorio e renderlo fruibile ad un turismo green ecosostenibile. La nostra è una realtà unica nell’Appenino lombardo ma non diversa dalle numerose località sciistiche sparse sulla dorsale appenninica che hanno tutte all’attivo impianto di neve programmata.

Realtà come il Monte Penice o Santo Stefano d’Aveto, a pochi km da noi, hanno impianti di neve programmata che lavorano costantemente.
Avere neve in quota, naturale o programmata con impianti di innevamento, dà la possibilità di creare un magazzino naturale di risorsa idrica che viene rilasciata lentamente nel terreno durante la stagione primaverile.
Avere purtroppo una visione locale e non dell’insieme distorce di molto la realtà portando nel bene o nel male a contestare lavorazioni che si avvallano di permessi sia ministeriali che da studi di fattibilità del progetto che sono stati realizzati su dati certificati da Arpa Lombardia degli ultimi 7 anni temperature, direzioni del vento, umidità relativa, precipitazioni, portata d’acqua degli affluenti”.