L’ex direttore dell’Ilva, Orlando Rotondi, ha ottenuto dalla Cassazione la revisione del processo che lo ha portato alla condanna al pagamento di 4 mila euro per non aver rispettato le norme ambientali in materia di inquinamento. Tra marzo e maggio del 2014 del 2014 lo stabilimento di Novi Ligure aveva superato i limiti di legge di alcune sostanze inquinanti sversate negli scarichi. L’Arpa aveva scoperto dai campionamenti effettuati nei pozzetti che era stata superata la quantità consentita di azoto nitroso (0,90 milligrammi per litro, 0,60 mg/l il limite), ferro (359 mg/l contro 200 mg/l), manganese (278 mg/l contro 50 mg/l) e piombo (137 mg/l contro 10 mg/l). Quantità che andavano oltre i limiti indicati nell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) dello stabilimento metallurgico, rilasciata dalla Provincia nel 2009. L’Arpa aveva quindi segnalato la situazione alla Procura, la quale aveva indagato l’allora direttore generale Orlando Rotondi, 70 anni, e il direttore tecnico Alfredo Barisione. Entrambi erano stati poi rinviati a giudizio per violazione delle norme ambientali, in concorso.

Lo stabilimento Ilva di Novi Ligure

Mentre Barisione se l’era cavata con un’oblazione (ha versato una somma ed estinto il reato) dopo aver ottenuto il rito abbreviato, per Rotondi era arrivata una condanna a 4 mila euro. La sentenza del tribunale di Alessandria è stata però impugnata direttamente in Cassazione, come avviene per questo tipo di sentenze. La difesa dell’allora dirigente ha evidenziato, tra l’altro, come il delegato in tema di rispetto delle prescrizioni dell’Aia fosse Barisione, in base alla delega conferita nel 2014, atto ritenuto inefficace dal giudice di primo grado poiché, a suo dire, lo stabilimento non rientrava fra quelli in cui era prevista, in base alle dimensioni della fabbrica, la validità della delega in questione. Nel dicembre del 2013, ha sottolineato la difesa, Rotondi era stato individuato come datore di lavoro dell’Ilva di Novi Ligure e nel febbraio 2014 aveva appunto delegato Barisione. All’epoca dei fatti, quindi, cioè tra marzo e maggio del 2014, Rotondi non doveva occuparsi della tutela ambientale. Il giudice, secondo la Cassazione, ha trascurato le reali dimensioni dell’Ilva (800 dipendenti all’epoca) e non ha chiarito la distinzione di ruoli tra Rotondi e Barisione. Per questo, la massima corte ha ordinato al tribunale di rifare il processo a carico dell’ex direttore, annullando la condanna. Rotondi confida quindi nell’assoluzione poiché non doveva occuparsi, a suo dire, delle verifiche sul rispetto delle prescrizioni stabilite.