La sanità piemontese sempre più in difficoltà. Impossibile prenotare nei tempi indicati dal medico un’ecografia alla tiroide per un bambino residente nel Novese. In base alla prescrizione del pediatra il paziente avrebbe dovuto sottoporsi all’esame entro una decina di giorni ma secondo il centro unico di prenotazione (Cup) della Regione in tutta la provincia nel periodo indicato non c’è posto, neppure nelle strutture convenzionate. L’ospedale indicato in questo casi è l’Infantile di Alessandria ma, secondo l’Asl, c’è una tale carenza di medici da non riuscire a rispettare la prescrizione medica del pediatra. La famiglia del bambino si è allora rivolta allo studio Foco di Novi Ligure. Si è così scoperto che non è più convenzionato con la Regione per questo tipo di esami. L’unica possibilità era sottoporre il bambino all’ecografia con i medici del Glasini dopo quasi 20 giorni nello studio radiologico novese, al costo di 130 euro. Alla fine, i genitori hanno portato il loro figlio al pronto soccorso dell’Infantile di Alessandria: l’esame è stato eseguito con circa 3 ore e mezza di attesa. Questo nonostante a marzo l’assessore regionale alla Sanità Icardi avesse dichiarato: “Il piano di recupero delle liste d’attesa sta funzionando grazie al lavoro di squadra delle aziende sanitarie e degli operatori pubblici, privati e dei medici di medicina generale. Il sistema sanitario ha recuperato la capacità operativa pre Covid e ora siamo all’anno zero”. Altro nodo della sanità regionale sono i medici di base, sempre più carenti. Il consigliere regionale di opposizione Sean Sacco (M5s) ha depositato un’interrogazione rivolta proprio all’assessore Icardi per capire come questa Giunta intendesse muoversi per risolvere il problema.

Sean Sacco

“Non è un problema che spunta adesso – dice Sacco – non è imputabile al Covid, si poteva prevedere e si poteva reagire tempestivamente. Non sono bastate, però, le interlocuzioni con i vari ordini dei medici del nostro territorio. La misura messa in campo nel 2021 dalla Giunta prevedeva la possibilità del medico di famiglia di acquisire in carico fino a 1.800 assistiti, in deroga provvisoria al tetto di 1.500. Ho chiesto quindi all’Assessore quanti fossero i medici che avevano aderito all’iniziativa. Sono solo 164 i medici che in TUTTO il Piemonte hanno aderito volontariamente accettando l’aumento degli assistiti. Un numero che sicuramente non è sufficiente a coprire la carenza che si prospetta nei prossimi anni. Se guardiamo i numeri, dobbiamo preoccuparci e non poco”.
I medici di base in servizio in Piemonte, ricorda il consigliere regionale, nel 2019 erano 3.109, nel 2022 erano 3.057, un rapporto di circa 1 medico ogni 1.350 abitanti, ma in montagna le carenze sono maggiori. Tra il 2017 e il 2022 sono andati in pensione circa 900 medici di base: si stima che altri 1.700 lasceranno tra il 2023 e il 2032.
“Basta spremere il personale medico all’osso, dobbiamo investire seriamente per tutelare la salute dei cittadini piemontesi! Eravamo la regione capofila nella graduatoria del ministero della Salute sui Lea, e ora siamo scesi al settimo posto. Non solo il problema dei medici di base, ma dobbiamo considerare altri due primati degni di nota: ultimo posto per quanto riguarda il problema delle liste d’attesa, e ultimo posto per numero di pazienti trattati in assistenza domiciliare integrata. Senza investimenti sulla sanità il nostro Piemonte sarà sempre più malato”, conclude.