L'area di cascina Borio allagata nel 2020 prima dell'eliminazione dell'acqua da parte della Riccoboni

“Sono ormai mesi che nella nostra zona scarseggiano le precipitazioni, le colture agricole prima e le persone ora stanno soffrendo gli effetti di una siccità che non dà scampo – ricorda Maurizio Daniele del Il comitato agricoltori della Valle Bormida -. Tra divieti, ordinanze e stati di emergenza ora si pensa al razionamento dell’acqua e si è iniziato a servire i paesi in difficoltà con le autobotti che si riforniscono dal “tubone” di Acqui, la condotta che trasporta nel Comune delle terme un’acqua di eccellente qualità prelevata dalla falda di Sezzadio/ Predosa”. Quella falda, continua Daniele, “che per oltre dieci anni comitati e cittadini hanno cercato di difendere da un progetto folle inserito all’interno di un’area di ricarica delle falde profonde per uso umano indicata dal Piano Tutela delle Acque della Regione Piemonte e che, dopo un iter contestato e lunghe battaglie civili e legali, è stato autorizzato dalla Provincia di Alessandria”. Neppure le segnalazioni e le denunce di una probabile interferenza del fondo della discarica con la falda da parte dei comitati, del Comune di Sezzadio e degli agricoltori hanno sortito, ad oggi, alcun effetto, aggiunge. “Infatti già all’inizio degli scavi nei primi mesi del 2019 e durante l’arida estate successiva la presenza di consistenti depositi di acqua sul fondo del cantiere aveva fatto sorgere i primi dubbi tra gli abitanti della zona. Con la disastrosa alluvione di novembre dello stesso anno il cantiere veniva completamente sommerso e la persistenza per diversi mesi di oltre due metri di acqua sul fondo dei 100mila metri quadri di superficie della discarica Riccoboni, costringeva la società, a fine gennaio del 2020, ad intraprendere, utilizzando potenti motopompe, una imponente opera di travaso dell’acqua in due grandi invasi creati appositamente all’interno del cantiere ed a provvedere in tutta fretta alla posa del previsto sottofondo di argilla imposto dal progetto. La società ha comunicato di recente l’inizio dei conferimenti in discarica e noi ci sforziamo di credere che la nostra falda possa considerarsi al sicuro da potenziali pericoli futuri”. L’ultima carta da giocare in mano al Comune di Sezzadio e alla popolazione è il ricorso al Consiglio di Stato contro l’autorizzazione: l’udienza fissata a maggio è stata rinviata al 24 novembre poiché mancava il relatore.