Trenta cittadini a fianco della Regione e delle Aree protette dell’Appennino Piemontese contro l’impianto eolico previsto sul monte Poggio, a Fraconalto. Il progetto presentato dalla Seva di Milano, non lontano dal Passo della Bocchetta, prevede 6 torri alte 130 metri nella zona dove passa la principale rotta migratoria tra il Mar Ligure e l’Italia Settentrionale, tutelata dalla normativa europea, e dove nidificano specie protette, fra cui il biancone, rapace simbolo del Parco, e i pipistrelli. La Regione ha imposto di fatto lo spostamento dell’impianto stabilendo una distanza di almeno un chilometro dai confini del sito di importanza comunitaria “Capanne di Marcarolo” e dal Parco omonimo, il quale ha da tempo messo nero su bianco le pesanti criticità ambientali del progetto con una valutazione di incidenza negativa. L’ente di Bosio si è detto disponibile a valutare un nuovo progetto che preveda di allontanare le torri ma la Seva, “spalleggiata” dai sindaci e dalla Provincia (almeno dalla precedente amministrazione), ha solamente ridotto il numero delle torri, passate da 7 a 6.

Un panorama dalla zona del monte Poggio

Proprio l’amministrazione provinciale è stata criticata per aver concesso, dal 2013 a oggi, ben tre proroghe ai tempi di valutazione del progetto, quando da più parti si ritiene che con una valutazione di incidenza negativa la proposta doveva essere definitivamente bocciata da tempo. Così ora dovrà essere il Tar Piemonte a valutare la legittimità della norma regionale sulla distanza delle torri dall’area protetta. Nel giudizio, come si diceva, si sono inseriti trenta cittadini dell’alta Val Lemme, coordinati dal comitato per la Salvaguardia dei crinali della Valle Scrivia e Val Lemme Costa di Popein-Monte Porale, con l’avvocato Daniele Granara di Genova. L’obiettivo è difendere le regole della Regione e quindi il crinale della Bocchetta, già interessati dai lavori del gasdotto Gavi-Pietralavezzara e, in passato, dalla costruzione di un oledotto che ha quasi cancellato la via Postumia