L'interno della diga della Lavagnina con l'ammasso di fango

Iren assicura che adotterà tutte le cautele del caso ma intanto sono in molti a chiedersi cosa succederà nel tratto del torrente Gorzente a valle della diga del lago Lavezze, nel territorio di Bosio, dopo il disastro della Lavagnina, dove un ammasso enorme di fango ha cancellato gli stupendi laghetti. Anche il Lavezze, infatti, deve essere svuotato del tutto dei suoi 3 milioni di metri cubi di acqua per i lavori di manutenzione straordinaria della diga costruita a fine ‘800 e gestita anch’essa da Iren Acqua di Genova. Il cantiere durerà 403 giorni fa le Aree protette dell’Appenino Piemontese hanno dato il loro parere favorevole all’intervento con una serie di prescrizioni a tutela del Parco Capanne di Marcarolo, all’interno del quale si trova l’invaso così come i caratteristici laghetti. Fra le varie regole da rispettare, lo svuotamento del lago dovrà avvenire in inverno e non andare oltre la fine di marzo per tutelare la riproduzione dei pesci tipici del territorio, tra aprile e luglio. La stessa prescrizione imposta anche per la Lavagnina, a Casaleggio Boiro, dove invece il mare di fango è fuoriuscito dal lago artificiale in queste settimane. Le Aree protette avevano imposto, per l’ultima decade del mese di marzo, “una progressiva riduzione delle attività di svaso, in vista della fine lavori prima della stagione riproduttiva della fauna ittica”. Non solo: la valutazione di incidenza dei lavori stabiliva che il materiale accumulato sul fondo del lago non defluisse a valle. Iren avrebbe dovuto liberare solo un’area di 1250 metri quadrati a ridosso dello sbarramento dove poter lavorare sullo scarico di fondo in sicurezza. La società sostiene di non aver potuto lavorare secondo le prescrizioni a causa delle precipitazioni abbondanti di questi mesi, che hanno provocato più volte la tracimazione dell’invaso impedendo l’avvio del cantiere secondo i tempi previsti e anche il contenimento del fango.