Si era interessato per conto dei boss di acquisire il sito della ex Ics ad Arquata Scrivia, aveva brigato per far ottenere un appalto per la fornitura di lampade a led a un noto supermercato del Novese per aziende mafiose, si dava da fare per fornire munizioni ai clan, era riuscito a far ottenere appalti dal Comune di Serravalle Scrivia e nei cantieri del Terzo valico a una sua azienda oggi confiscata e considerata anch’essa dagli inquirenti legata alla ‘ndrangheta. Nonostante tutto questo, comprovato da intercettazioni telefoniche e ambientali, Orlando Sofio, imprenditore di Novi Ligure, non è stato condannato per associazione mafiosa, precisamente per l’articolo 416 bis. Insieme alla sua “collega” Marianna Grutteria, di Serravalle Scrivia, considerata la titolare fittizia dell’impresa Euroservizi, per lui il tribunale di Palmi, dove si è concluso il processo scaturito dall’operazione Alchemia, ha stabilito solo una condanna a 5 anni e 3 mesi (3 anni per la donna), molto meno rispetto ai 15 anni richiesti dalla Procura (12 anni per Grutteria). Per l’accusa, i due erano i referenti nel Nord Ovest delle cosche calabresi Raso-Gullace-Albanese e Gagliostro-Parrello, radicate in Liguria ma non per i giudici, evidentemente.
Sofio e Grutteria nel 2016 erano stati arrestati insieme ad altre 40 persone. I due erano erano stati considerati dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria i referenti locali delle due ‘ndrine: Sofio nelle vesti di accompagnatore e “telefonista” del boss Carmelo “Nino” Gullace (condannato a 18 anni), la Grutteria, secondo gli inquirenti, era a “completa disposizione degli interessi della cosca Gagliostro-Parrello” di Palmi ed era l’anello di congiunzione con la Raso-Gullace-Albanese, della quale faceva parte. Dalle intercettazioni era emerso che Sofio nel 2012 aveva cercato di creare un comitato Sì Terzo valico da opporre ai comitati contrari che quell’anno stavano sorgendo in provincia di Alessandria. Un obiettivo che l’imprenditore, in contatto con politici e amministratori del Novese di centrosinistra e centrodestra, intendeva raggiungere con l’aiuto di Libero Pica, all’epoca dipendente della società Itinera (gruppo Gavio), candidato non eletto alle elezioni comunali a Tortona nel 2012 e nel 2019 a Novi Ligure, sempre con Forza Italia (non indagato). Un altro riferimento era l’ex Dc e poi uomo del centrodestra Gianfranco Chessa, successivamente scomparso. Obiettivo non raggiunto ma lo scopo principale, l’ingresso della ndrangheta nei cantieri del Terzo valico, venne si concretizzò: la Euroservizi ottenne l’appalto, poi revocato nel 2016 dopo gli arresti dell’operazione Alchemia.
Sofio sapeva inoltre chi sostenere alle elezioni, ovviamente non per motivi politici o ideali: nel 2012, al telefono con il nipote Francesco Sofio (estraneo all’indagine) disse che alle amministrative di quell’anno a Serravalle avrebbe sostenuto la candidatura di Alberto Carbone, poi eletto. La Euroservizi ottenne poi diversi appalti dal Comune. Nell’indagine della Dia di Reggio Calabria era emerso che la coppia era legata al boss Gullace sin dal 1997: i loro nomi erano indicati in una sua agenda. L’impresa è stata confiscata così come i conti correnti di Sofio ma, non essendo stata riconosciuta l’affiliazione alle ‘ndrine, lui e Grutteria, nonostante la condanna, sono stati scarcerati poiché hanno già scontato quattro anni di carcerazione preventiva. Cristian Abbondanza, della Casa della Legalità di Genova, parte civile nel processo, parla di sentenza “che non sta in piedi poiché contraddice quanto stabilito nel rito abbreviato riferito alla stessa operazione e in altre sentenze, come Alto Piemonte, sul ruolo di Sofio e Grutteria. Oltretutto, il boss Carmelo Gullace si è preso 18 anni per associazione mafiosa e chi operava con lui, come la coppia, è stato invece condannato solo per associazione a delinquere, oltretutto solo fra loro due”.