Ci vogliono le alluvioni per fermare le discariche programmate proprio sopra le falde acquifere da cui prendono l’acqua gli acquedotti? In un caso è così, nell’altro quasi. Oggi, 29 novembre, ad Alessandria avrebbe dovuto svolgersi la seduta dell’inchiesta pubblica convocata dalla Provincia su richiesta di Legambiente per il progetto di discarica di Cascina Pitocca, tra Frugarolo e Casalcermelli, un cumulo di rifiuti da un milione di metri cubi a circa 300 metri dal torrente Orba. Nella sede della Provincia tutti coloro che avevano presentato le loro osservazioni, contrarie (la quasi totalità) e favorevoli, le avrebbero esposte al comitato di esperti, al quale spettava poi rilasciare un parere. L’area della ex cava, 34 ettari in zona agricola di pregio, già inserita in precedenza nel piano cave del Terzo valico, era stata invasa dalle acque di un rio minore e delle rogge della zona a ottobre, situazione che si è ripetuta pochi giorni fa. L’ennesimo episodio del genere, dopo le alluvioni del 1977, 1987, 2011 e 2014, nonostante l’area sia indicata in fascia C, in teoria alluvionabile solo in caso di piena catastrofica dell’Orba. Situazione che in quasi tutte le osservazioni presentate da cittadini e associazioni era stata giustamente rimarcata. All’ultimo minuto, il proponente, la società Filippa 2, ha rinunciato e ha ritirato il progetto, così la seduta dell’inchiesta pubblicata è stata annullata e il procedimento autorizzativo annullato. Fine della storia.

La provinciale 186 a Sezzadio, nella zona indicata dalla Riccoboni per la tangenziale

Anche la Riccoboni di Parma, per la sua discarica da 1,7 milioni di metri cubi di spazzatura, già autorizzata dalla Provincia a cascina Borio, nel territorio di Sezzadio, rischia di fare la stessa fine. L’acqua della Bormida non è finita nella ex cava dove è in corso di allestimento la discarica ma nella zona dove la multinazionale dei rifiuti vuole far passare la tangenziale di Sezzadio, utile solo ai suoi camion e per questo avversata dalla popolazione e dal Comune. Ed è la seconda volta in pochi anni, dopo l’esondazione del 2016, che non è servita però a fermare l’iter del progetto. Basterà l’ok alla nuova strada, prima quindi che venga costruita, per autorizzare la Riccoboni a portare i rifiuti sulla falda di Sezzadio Predosa, dalla quale si alimentano gli acquedotti dell’Acquese. Anche i Comuni del Novese sono interessati a quest’acqua ma ciononostante, la procedura finora non si è fermata. Forse sarà l’alluvione a stopparla, anche perché il Consiglio di Stato ha dato ragione al Comune, che aveva stabilito che la tangenziale può essere fatta altrove ma non lì proprio per via delle alluvioni ormai frequenti che portano la Bormida ad allagare i campi. Posizione contrastata ovviamente dalla Riccoboni, che aveva impugnato l‘atto. Stavolta il fiume ha proprio cambiato “strada”, riprendendosi il vecchio corso della Bormida morta, con una piena epocale. Basterà a fermare questa brutta storia che va avanti da otto anni?